Il prossimo 15 marzo partirà, come di consueto in Australia a Melbourne, il mondiale 2020 di Formula 1. Un campionato che nelle premesse si attende estremamente combattuto, con Lewis Hamilton e il team Mercedes intenzionati a  battere nuovi record di vittorie (il pilota inglese ha l’opportunità di eguagliare Michael Schumacher con 7 mondiali vinti) e gli sfidanti diretti, Ferrari e Red Bull in primis, chiamati al riscatto dopo diverse stagioni avare di titoli. Se le vere novità, anzitutto tecniche e regolamentari, sono attese per il 2021, anche il 2020 non sarà scevro da cambiamenti. In particolare assisteremo all’ingresso di due nuovi circuiti, uno storico che rientra nel Mondiale dopo 35 anni di assenza e un altro al debutto assoluto. Le new entry faranno sì che la stagione si articolerà su ben 22 gare, la più lunga di sempre.

Il circuito di Zandvoort, sede del Gran Premio d’Olanda

Il 3 maggio assisteremo al GP di Olanda sul glorioso circuito di Zandvoort, dove la Formula 1 non corre dal lontano 1985. Il tracciato è stato profondamente rinnovato per poter rispondere ai dettami di sicurezza della massima serie, ma presenta almeno un paio di curve di tipo “old style” che richiederanno parecchia perizia da parte dei piloti. Tuttavia, tra gli addetti ai lavori si sono già levate voci scettiche, perché secondo costoro il tracciato olandese sarebbe privo di veri punti di staccata in grado di favorire i sorpassi. Un problema che lo accomunerebbe ad un altro circuito storico rientrato nel mondiale da poco tempo, quello francese di Le Castellet, che non a caso è stato protagonista della gara forse più noiosa della scorsa stagione. Ma per ora esprimere giudizi ci sembra prematuro, finché non arriverà il responso dalla pista.

Il nuovissimo circuito di Hanoi dove si disputerà il Gp del Vietnam

La novità assoluta è il GP del Vietnam al quale assisteremo un mese prima, il 5 aprile. È la prima volta che il Circus si affaccia nel paese asiatico. Il tracciato è stato concepito ad hoc ed è di tipo cittadino, poiché si sviluppa per buona parte lungo le strade urbane del distretto più moderno della capitale Hanoi, più un percorso costruito appositamente, assieme alle strutture di contorno (box, tribune permanenti, ect). Come di consueto anche questo tracciato è opera dell’ingegnere tedesco Hermann Tilke, autore di tutte le piste più moderne su cui corre la massima serie. Una garanzia per spettacolo e sicurezza delle quali anche l’autodromo vietnamita, a giudicare dalle prime immagini che circolano in rete, non pare essere privo.

L’ingegnere tedesco Herman Tilke

Nota dolente sarà, invece,  l’assenza del GP di Germania. Di per sè non sarebbe una novità, perché nel decennio appena concluso la gara tedesca ha avuto una vicenda un po’ travagliata, dapprima con l’alternanza di anno in anno degli autodromi del Nürburgring e di Hockenheim, poi con l’assenza dal calendario in alcune occasioni (le ultime nelle stagioni 2015 e 2017). La causa principale notoriamente è quella economica, ossia il significativo esborso che comporta organizzare un gran premio, anzitutto per le royalties richieste da chi ne detiene il marchio, la Liberty Media. Su questo versante è almeno vent’anni che la fanno da padrone i Paesi economicamente emergenti a discapito di quelli europei, dove originariamente è nato il campionato di Formula 1 nel lontano 1950. Ormai solo 9 gare su 22 vengono disputate nel vecchio continente, con appunto la recente autoesclusione della Germania che non ha trovato l’accordo economico col Circus. E per diversi anni, dal 2009 al 2017,  era rimasta assente dal calendario anche la Francia.

Una situazione decisamente anomala rispetto agli anni ‘90 dove più di un GP veniva disputato in una singola nazione europea, come succedeva per esempio in Italia con le gare di Imola e Monza. Per quanto tutti i Paesi appena citati abbiano una tradizione importante nel motorsport e abbiano dato i natali alle principali case motoristiche che tuttora sono protagoniste nella massima serie (Ferrari, Mercedes e Renault), le vicende economiche mondiali e l’avvento di globalizzazione e nuove tecnologie (pay tv) hanno fatto sì che la platea di appassionati si allargasse anche ai nuovi mercati, proprio dove quelle stesse aziende automobilistiche detengono quote di fatturato importanti. Un arricchimento sicuro per questo sport in termini di spettatori, ma anche un po’ la perdita del romanticismo di un tempo al quale eravamo affezionati e che ora non c’è più.