Qui Verona Volley
Nella partita contro Cisterna persa 3-1, sotto accusa, anche nelle parole dello staff tecnico, è finito il fondamentale del muro, capace di fare la differenza a favore degli ospiti. Tredici i punti subiti da Verona, di cui 6 dal solo Asparuh Asparuhov, mentre Verona ne ha messi a segno solo 3. Troppo pochi.
Sull’andamento della gara però pesa maledettamente il secondo set in cui entrambi i contendenti si sono espressi su ottimi livelli di rendimento offensivo, ma i 7 errori al servizio di Verona hanno vanificato ogni sforzo. Sotto 0-2 nel conto dei set, la gara si è fatta davvero in salita per poi chiudersi sul definitivo 1-3, condannando gli uomini di Radostin Stoitchev ad essere, per qualche giorno almeno, fanalino di coda della SuperLega.


Nel turno infrasettimanale di mercoledì 3 novembre una Civitanova pur incerottata ha saputo avere la meglio (3-0) su Luca Spirito e compagni. Una sfida combattuta più di quanto non dica il punteggio finale, ma che alla fine ha lasciato ancora all’asciutto i ragazzi di Stoitchev.

Nel turno successivo (domenica 7 novembre alle 15.30) all’Agsm Forum arriverà Taranto, per un nuovo scontro salvezza, questa volta da non fallire per non trovarsi in posizione davvero scomoda già a metà novembre. Nel frattempo, Rok Mozic si è confermato su livelli altissimi: 64% in attacco e più che oneste percentuali in ricezione dove, tra l’altro, è tra i giocatori più cercati dai servizi avversari di tutta la SuperLega.

Altre notizie dalla SuperLega
Risorge Modena, pur ancora lontana dalla sua versione definitiva e potenzialmente più performante. Padova incamera altri punti salvezza mentre Trento guarda tutti dall’alto in basso e prosegue nell’utilizzo dei tre ricevitori. E pensare che qualche anno fa si sperimentavano sestetti in cui si moltiplicavano i giocatori offensivi e si mettevano in soffitta gli specialisti della seconda linea. Come al solito è il materiale umano e tecnico a fare la differenza e non le mode del momento. Di questa impostazione ne sta risentendo Giulio Pinali, pancato così come tutti gli altri opposti italiani, fatta eccezione per Giulio Sabbi, titolare a Taranto, ma che ormai conta 32 primavere.

Top della settimana
Georg Grozer è in quei classici momenti di forma in cui affidare palla al proprio opposto significa successo certo. Non importa se l’avversario sa chi attaccherà, non importa se conoscono il tipo di colpo che sceglierà, tanto la palla andrà a terra comunque. La sensazione, a vedere giocare il tedesco di Vero Volley Monza in queste settimane, è di pura onnipotenza. 22 punti in 3 set, 74% in attacco, 4 muri e una leadership impagabile. Chiedetegli ciò che volete, la otterrete.

Flop della settimana
Rilevare che Civitanova, falcidiata dagli infortuni, lasci in panchina il proprio palleggiatore titolare, Luciano De Cecco non uno qualunque, perché obbligata dal regolamento a schierare tre italiani, non è un bel vedere. Certamente, è un effetto distorsivo di una ratio legis che mirerebbe alla tutela dei vivai italiani. Prescrizioni chiare, conosciute da tempo, ma che forse avrebbe senso rimettere in discussione. Il protezionismo ha prodotto i risultati sperati? Eventualmente, in che misura? Ci sono altre strade per invitare le società di vertice a sviluppare le cantere? In ogni caso, in una SuperLega che deve proporre e vendere spettacolo sportivo c’è molto di che interrogarsi se un allenatore per regolamento non può schierare il proprio miglior sestetto e i giocatori che tutti i tifosi vogliono vedere in campo.


Serie A1 femminile
Nell’articolo della settimana scorsa avevamo auspicato gare più combattute e siamo stati accontentati. La rimaneggiata Conegliano va al tie break e vince, non si sa bene come, una battaglia estenuante contro Monza. Sotto 2 set a 1 la formazione di Daniele Santarelli è riuscita a recuperare una situazione quasi disperata. La striscia di imbattibilità prosegue, ma il trono ha vacillato e questa è già una notizia.
Tie break anche a Busto Arsizio dove Scandicci prevale, anche in questo caso in rimonta.
Avvincente sembra profilarsi la sfida salvezza con 7 squadre racchiuse in 4 punti. Comune denominatore l’incostanza di rendimento.


L’approfondimento della settimana, il caso internazionale di Katerina Antropova
La giovane atleta di Scandicci ha una storia del tutto particolare e già molto vissuto alle spalle nonostante i 17 anni di età. La singolarità del percorso della ragazza, oggi contesa dalle federazioni russa e italiana, ha il suo principio nell’estremo nord dell’Islanda ad Akureyri, località di chiaro stampo artico. Un’unica via principale, l’immancabile fiordo per le cartoline di rito, fish&chips di baccalà ad ogni angolo, un orto botanico curato nei minimi dettagli, parchi giochi e impianti sportivi che alle italiche latitudini nemmeno ci sogniamo. Il profilo di meta ideale per chi agogna quiete e paesaggi arcadici, non certo la prima metropoli che vi viene in mente quando si parla di sport. Eppure il padre di Ekaterina, Mikhail Antropov, onesto mestierante del pitturato dall’alto dei suoi 2 metri e 12 centimetri, decise di spendere proprio lì una fase della propria carriera cestistica.

Ekaterina Antropova con la maglia nero verde di Sassuolo

La ragazza nasce dunque in Islanda, ma dopo qualche mese è già a San Pietroburgo con la mamma Olga, insegnante di Pallamano. Avviata alla ginnastica artistica, si vota alla pallavolo quando l’antropometria cominciò a consigliare percorsi diversi. In una famiglia tradizionale, di solito, in questa fase di avvicinamento ad una nuova disciplina, si indirizza la propria figlia nella società sportiva più vicina a casa senza troppo considerare il futuro e le eventuali opportunità proposte dal mercato. Mamma Olga invece, ritenendo l’Italia la culla della pallavolo giovanile mondiale – come darle torto? – molla tutto e si trasferisce in Calabria, poi a Sassuolo. Lì mamma e figlia si stabiliscono entrando nella Volley Accademy, realtà d’eccellenza a livello nazionale. Ekaterina ha talento e in poche stagioni diventa assoluta protagonista, fino in A2, fino a strappare l’ingaggio di Scandicci. Arrivati a questo punto, tutto normale. Oddio, diciamo tutto lineare, perché la storia della Antropova e della sua famiglia non è certo simile per caratteristiche a quella di tante altre vite di ragazze che sognano un futuro di alto livello nella pallavolo e poi si ritrovano a giocare, pur con gioia, nelle minors locali.
Veniamo dunque ai problemi: la Antropova, fin dall’inizio del suo percorso italiano, viene tesserata con nazionalità sportiva italiana. Nulla da discutere sul fatto che l’atleta si sia formata sportivamente in Italia e la Fipav, fin da principio, valutato il caso, aveva autorizzato il tesseramento italiano.  La questione però si complica, addirittura solo dopo il debutto in A1 di Ekaterina, avvenuto poche settimana fa, quando la federazione internazionale rileva un tesseramento 2017 ad opera di una società russa, arrivato antecedentemente al primo tesseramento italiano. Il fatto è sufficiente a far sì che la posizione della Antropova vada in stallo, si congeli in attesa di soluzione. Italiana? Russa? La logica direbbe italiana in quanto, a prescindere dal tesseramento russo, la ragazza non ha concretamente esercitato attività pallavolistica prolungata in Russia, e quindi vada sportivamente considerata di formazione italiana. La questione, però, promette di essere lunga, controversa e di difficile soluzione nel breve periodo. La Antropova sta nel mezzo di interessi economici e sportivi non indifferenti, come è normale che sia per un talento di due metri che farà sicuramente comodo alla nazionale che potrà schierarla tra le proprie fila. intanto però le vicissitudini su esposte impediscono a Scandicci di farla scendere in campo. Un danno enorme per la società, ma anche per un futuro fenomeno che ha solo bisogno di giocare per crescere. Se per la Antropova è stato semplice, quasi naturale, partire dal più remoto artico e attraversare l’Europa, cambiare più volte casa, sport e amicizie e diventare l’atleta corteggiata che è oggi, adesso la sua storia si trova di fronte all’ostacolo più difficile, quello regolamentare.

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