Nella giornata di lunedì la Giunta Comunale ha approvato la delibera con cui la costruzione del nuovo stadio viene definita “di pubblica utilità”. L’annuncio è stato fra l’altro dato in un’insolita conferenza stampa “a più voci”, dove ciascun componente della maggioranza ha potuto dire “la sua”.

Il consigliere Federico Benini

Insomma, la costruzione del nuovo tempio del “butelismo”, che dovrà prendere il posto dell’ormai logorato da mille battaglie Bentegodi (che verrà demolito di pari passo con la costruzione del nuovo nell’arco di circa quattro anni per un investimento totale di 121 milioni), è un argomento che evidentemente appassiona molto l’attuale Amministrazione e scalda il dibattito civico. Solo l’altro giorno, a seguito di un’interrogazione presentata dal consigliere PD Federico Benini pensavamo di poter avere qualche risposta in merito ad alcuni temi che la nostra testata aveva già portato all’attenzione dell’opinione pubblica, unica fra tutte quelle cittadine (https://ilnazionale.net/attualita-e-politica/verona-question-time/), in particolare riguardo al progetto per il nuovo stadio e ai costi di ristrutturazione di quello esistente. Purtroppo, ahinoi, parafrasando il titolo di un celebre film di Massimo Troisi, “credevamo fosse un chiarimento e invece era un calesse”. Infatti le risposte del sindaco all’interrogazione del consigliere Benini non chiariscono assolutamente nulla dell’iter che dovrebbe portare Verona ad avere il nuovo stadio. Rimangono quindi aperte tutte le questioni che si erano sollevate e che possiamo così riassumere.

Foto 1

Punto primo: il sindaco si guarda bene dallo spiegare da dove esca la cifra di 4.327.500 euro che sarebbe necessaria per adeguare lo stadio nuovo e che il comune riterrebbe non conveniente sborsare per mantenere in efficienza una struttura vecchia. Gli sessi dirigenti dei settori competenti, l’ingegnere Volterra e l’architetto Zanata Ventura, che hanno siglato la risposta al consigliere Benini, scrivono che la nota spese «si configura come “stima” non essendo correlata da alcun dettagliato computo estimativo» (foto 1). Tradotto: sono numeri in libertà. Futuristici magari, ma senza un progetto anche di massima che li supporti hanno lo stesso valore della carta su cui sono scritti. E pure in maniera raffazzonata, dato che la voce «stima progetti tecnici + stima installazione ed esecuzione lavori + impiego personale» compare per due volte con due importi diversi (foto 2). 

Foto 2

Punto secondo: il sindaco afferma che tutti tranne Benini a Verona hanno capito che i lavori per risistemare lo stadio non sono richiesti dalla società dell’Hellas Verona ma della Lega Calcio. Forse il sindaco, troppo preso dai suoi impegni istituzionali, non ha letto la nota di risposta allo stesso Benini preparata dai suoi stessi uffici nella quale si scrive chiaramente che le singole voci dei lavori sono state elencate dall’Hellas Verona, con una nota trasmessa al Comune con Protocollo Generale 0066567 del 28 febbraio 2018 (foto 3). Quindi chi ha fatto la valutazione? L’Hellas o la Lega Calcio? E se è stata quest’ultima perché la società l’ha inviata al Comune, come risulta dai documenti? 

Foto 3

Su questo tema l’Amministrazione è stata incalzata anche l’altro giorno dai consiglieri Bozza e Tosi, i quali, cogliendo il punto della questione, in un loro comunicato stampa fanno notare che è quantomeno irrituale che la quantificazione delle opere di ristrutturazione dello stadio sia fatta dall’inquilino, cioè la società calcistica che lo utilizza, e non dalla proprietà (il Comune). Le domande rimangono quindi inevase. Cosa assai poco commendevole per una Amministrazione che appena insediata si vantava di voler fare del Comune «una casa di vetro dove tutti potessero guardare». Anche se, a voler essere puntigliosi, esiste il vetro opaco, acidato o smerigliato. 

Il Bentegodi, oggi

A tutte le domande ci sentiremmo di aggiungerne un’altra. L’Amministrazione sostiene che sborsare di tasca propria la somma necessaria per l’adeguamento dello stadio (una volta capito quale essa sia, ovviamente) pari a 4.327.500 di euro sarebbe un onere insostenibile per le casse pubbliche. Ma se le cose stanno così, dove pensa di reperire i 52 milioni di euro che, sempre senza un progetto, ritiene siano necessari per recuperare l’Arsenale? Arsenale che, lo scopriamo dopo l’inizio dell’iter di approvazione della “Variante 23”, pare essere l’unico posto a Verona dove le aree commerciali non vadano bene.