Nei giorni scorsi è rimbalzata in giro la notizia dell’esistenza di un corso di laurea triennale inserito nel percorso di Scienze della Formazione e offerto dall’Università telematica – ehm – E-Campus per diventare “influencer”. Cioè in sostanza una roba che non si sa bene esattamente che cosa sia e che cosa faccia. Due cose si sanno: se di successo, l’influencer è un/a professionista che guadagna un sacco per i suoi fashion advices, che va a un sacco di feste trendy con gente più o meno giovane, carina e occupata come lui/lei a pubblicare post da location sempre fiche per esibire i brand più in fashion; se non (tanto) di successo è un/a povero/a cristo/a che prova a guadagnarsi la pagnotta facendosi talvolta trattare da scroccone da ristoranti/hotel mentre lui/lei vorrebbe solo “pubblicizzarli” in cambio di pasti/soggiorni gratis.

Questa però è, ovviamente, solo la tua misera opinione. Opinione da profana del settore, da persona ignorante non solo di fashion e di trend setter ma anche di trend in genere e che è già rimasta un po’ basita a leggere che si vendono a poco airpods non funzionanti (cfr. https://it.businessinsider.com/la-consacrazione-degli-airpods-come-status-symbol-sono-questi-auricolari-finti-e-non-funzionanti-in-vendita-da-asos/). Lo scopo sembra essere quello di sembrare più fichi mentre da trendsetter si va in giro col monopattino poi lasciato nottetempo giusto davanti all’uscita di casa tua. Così poi la mattina dopo tu esci un po’ rintronata e ti ci cappotti sopra. E smadonni, che proprio proprio trendy non fa. 

Comunque. Tecnicamente, ‘sto tizio/a – l’influencer, non quello/a del monopattino assassino – dovrebbe essere, per definizione, una persona pagata da una compagnia per mostrare e descrivere i suoi prodotti e servizi sui social media. Questo per incoraggiare altre persone a comprarli grazie alla sua celebrità e/o carisma e/o capacità di persuasione a livello di marketing. Ché di quello stiamo parlando. Questo/a è un/a tizio/a che ti convince a comprare quelle mutande piuttosto che quell’altre via social, che è la nuova frontiera della pubblicità nell’era 4.279747 basata appunto sull’influenzare masse di (generalmente) fashion-addicted monopattinati o non a comprare bottigliette d’acqua brandizzate al modico costo di 8 euro, come nel caso dell’acqua lanciata in edizione limitata nel 2018 (cfr. foto).

All’epoca, la bottiglia in oggetto era stata immaginata dalla regina di tutte le influencer (Chiara Ferragni) secondo un “design che celebra la libertà e la giovinezza dello spirito, una visione di moda impressa con gioia che incarna lo spirito “Live Young”” (cfr. https://www.acquedilusso.it/it/acqua-evian-chiara-ferragni). Spirito “Live Young” che si esplicita non solo nel “motivo iconico che Chiara [sic] ha diffuso attraverso il marchio che porta il suo nome, l’occhio”, ma anche in quattro nuove decorazioni rimandanti al marchio Evian. Montagne, stelle, un cuore attraversato da una bottiglia e una goccia rinviante alla purezza dell’acqua spalmati un po’ ovunque sulla bozza fanno figo e “Live Young” e super fashion. ‘Ste bottiglie non solo sono andate sold out, ma saranno probabilmente ancora conservate come una specie di reliquia taumaturgica ed esposte in salotto, giusto davanti alla lampada Artemide.

Eh. Messa così, certo la prospettiva di diventare un’influencer di successo è tentante, soprattutto se ti fa vendere acqua come e più della Madonna di Lourdes. Soprattutto se il tutto è propagandato come possibile per chiunque si impegni e studi e segua un corso online volto ad offrire una “preparazione […] seria e rigorosa, [che] consentirà all’influencer di svolgere nel tempo un’attività professionale affidabile e sostenibile, in particolare nel settore Fashion and Beauty, uno degli ambiti con la maggiore domanda di influencer marketing” (cit. da https://blog.uniecampus.it/2019/10/08/8456/), con buona pace dei miscredenti come te che pensavano che per essere un influencer di successo dovevi in primis essere un/a figo/a che gli influencerati guardano come neanche i pastorelli la Madonna.

E invece no. Basta studiare. Però tutto ha un prezzo, un po’ come l’acqua. Certo ce la puoi fare anche se non sei da subito una celebrity. Ce la puoi fare anche se se “vieni dal nulla” – sempre cit. dal blog. Espressione intesa, si spera, non in senso psicologico, filosofico o ontologico, ma solo socio-economico – e comunque grazie E-Campus per la delicatezza della formulazione verbale. Però intanto che diventi affidabile, (eco?)sostenibile, fashion e beautiful, puoi accomodarti alla cassa. Questo rigoroso percorso di formazione online prevede infatti una rata di 3.900 euro per il primo anno – ci sono sconti per eventuale merito scolastico – più tasse e altre spese di iscrizione. Per gli altri due non si sa.

Ma ora che c’è il riscaldamento globale vuoi mettere quante bottiglie d’acqua in più puoi vendere d’estate? Daje.