Il 21 gennaio 1793 in Place de la Concorde a Parigi l’esecuzione sulla ghigliottina di Luigi XVI, l’ultimo Re per Diritto Divino segnò irrevocabilmente il destino dell’Occidente e del mondo intero. Solo 36 anni prima, sempre a Parigi in quella che allora era conosciuta come Place de la Greve veniva giustiziato in una maniera grottescamente crudele Francois Damies per aver tentato di uccidere un altro re per Diritto Divino: Luigi XV, zio e predecessore di Luigi XVI. Tra questi due eventi cruenti distanti tra di loro poco più di una generazione si compie il destino dell’idea che la sovranità abbia un fondamento metafisico. Narrano le cronache che il volgo che assisteva all’esecuzione di Luigi XVI intinse panni nel sangue del sovrano. Tale immagine ha una forza evocativa immensa: il sangue del sovrano ucciso che viene raccolto per essere conservato come fosse quello di uno dei Martiri della Cristianità ne stabilisce il suo carattere di “Sacre Reliquia”, avallando implicitamente l’idea dell’origine divina del Potere. Ma non solo. Lo sgorgare della sostanza ematica, principio di vita, e il suo spargersi sul patibolo e sui presenti non è solo la metafora della morte del Potere inteso come emanazione metafisica, bensì anche quella del suo frazionarsi in mille rivoli che si disperdono nel Reale. Il Sacro non muore con il sovrano che lo rappresenta. Emigra al di fuori di lui. Per giustificare questa affermazione facciamo un salto temporale di diversi secoli.

Durante il 1954 nel Kansas una certa Miriam Keech sostenne di aver avuto una rivelazione da parte di una civiltà extraterrestre: il 21 dicembre successivo un cataclisma avrebbe distrutto l’umanità. Sarebbero stati tratti in salvo da dei dischi volanti solamente coloro i quali avessero creduto a tale rivelazione. Ovviamente non vi fu nessuna fine del mondo, ma il caso fu preso come oggetto di studio da parte di un team di ricercatori i quali si mescolarono tra gli adepti della veggente per studiare i meccanismi che si innescavano nella psiche umana nel momento in cui delle convinzioni profonde vengono smentite dai fatti e sul motivo per il quale, in certe condizioni, nonostante la smentita tali convinzioni vengano abbracciate con ancor più fervore anziché abbandonate. I risultati di tale ricerca furono raccolti nel celebre libro When Prophecy Fails. Tale meccanismo nella psicologia sociale è conosciuto come “dissonanza cognitiva” e descrive quella situazione complessa nella quale idee, credenze e convinzioni di un soggetto in relazione a un tema si trovano in contrasto tra loro. È il medesimo meccanismo per il quale i Testimoni di Geova, nonostante avessero previsto la fine del mondo per il 1914, 1918, 1925 e poi ancora nel 1975, circostanza che fece loro meritare l’epiteto di “Popolo dell’Apocalisse rinviata”, conta ancora oggi più di 8.000.000 di adepti molto aggressivi nel proselitismo. E disposti a lasciarsi morire per tener fede alle proprie convinzioni, come le cronache di questi giorni ci riportano.

Tale meccanismo della “dissonanza cognitiva” è una chiave che può anche essere applicata per decifrare comportamenti collettivi in campo politico. Non sarebbe facile altrimenti spiegare il motivo, ad esempio, per il quale nonostante la storia della Lega (non più Nord) assomigli al cimitero degli elefanti delle promesse all’elettorato disattese, essa secondo le più recenti rilevazioni demoscopiche goda attualmente della fiducia di circa un elettore votante su tre. Partendo dall’indipendenza/autonomia/federazione (e quant’altro) del Nord, passando per gli scioperi fiscali, proclamati 3.511 volte e puntualmente disattesi, attraversando il tunnel del taglio delle accise e lasciandosi alle spalle il ripatrio di 500.000 clandestini si giunge all’autonomia del Veneto e la Lombardia con la consapevolezza che senza la dissonanza cognitiva il consenso per movimenti come quello di Salvini sarebbe inspiegabile. A maggior ragione se si riflette sul fatto che uno dei pochi provvedimenti che ha condotto in porto, cioè la controriforma previdenziale nota come “Quota 100” ha la medesima efficacia che può avere il cianuro nella cura del raffreddore. 

Allora la domanda è: acclarato che esiste un meccanismo psicologico per il quale nonostante le reiterate smentite una convinzione può rafforzarsi anziché declinare, quale ne è l’origine? Per rispondere dobbiamo tornare al momento in cui l’ultimo sovrano per diritto divino ebbe la testa spiccata dal corpo e il concetto di sacralità del potere sgorgava da lui per diffondersi al di fuori di lui. Non è questa la sede per discutere di Secolarizzazione e di come il Sacro non sia affatto morto, ma come Proteo si sia trasmutato in diverse forme. Ci interessa solamente focalizzare l’attenzione nell’ambito delle Politica, ove anche dopo la decapitazione dell’ultimo re per diritto divino il Sacro è rimasto il convitato di pietra, pur in una forma grottesca. 

Forme di fideismo pseudoreligioso in politica continuano a sopravvivere alla morte della concezione personale della Sacralità. Dal marxismo, che è fin troppo facile interpretare come la secolarizzazione dell’idea Cristiana di Redenzione degli ultimi, al populismo che come abbiamo già notato affonda le sue radici in una versione secolarizzata della weberiana “teodicea della sofferenza”, per la quale una massa disagiata che si ritiene defraudata, rivendica il suo disagio come elemento di merito in vista della futura liberazione, l’escatologia sfuggita dal cadavere del Re si è rifugiata nella Politica secolare, andando ad alimentarne una concezione escatologia, seppur banalizzata. Tale concezione è la barriera che viene eretta quando la narrazione del demagogo perde la sua battaglia con la realtà. Alle sue affermazioni si presta fede, indipendentemente dalla loro corrispondenza nel Reale. Le conferme empiriche di questa lettura sono molte e significative. Pensiamo alle immagini dell’ultima Pontida che ci hanno mostrato attempate signore che tenevano la foto di Salvini sul petto come le nostre nonne tenevano l’immagine salvifica di qualche Santo o Beato. Pensiamo alla fanatica determinazione con il quale il suo popolo presta fede alla sua narrazione nonostante sia empiricamente dimostrato che nessuna, e dico nessuna, delle promesse salviniane sia mai stata mantenuta. Se i Testimoni di Geova sono il popolo dell’Apocalisse rinviata, i leghisti sono il popolo dell’autonomia del Veneto rinviata, solo per fermarci a una delle più clamorose promesse mancate della Lega. La quale, pure nei comportamenti esteriori assomiglia sempre di più a una denominazione settaria che a un partito politico. Guardando i banchetti ai quali si raccolgono le firme per Salvini, come non pensare all’insistenza con la quale i Testimoni di Geova suonano i nostri campanelli la domenica mattina per parlarci del continuamente rinviato Avvento del Regno?