La notizia è deflagrata come una bomba nell’ambiente della pallavolo veronese: dal 7 maggio il coach della BluVolley Verona è Rado Stoitchev. Una sorpresa, visto che l’allenatore uscente Nikola Grbic si stava adoperando insieme alla società per programmare la nuova stagione e comporre il roster per il 2019/2020. Inoltre, non sembravano essere state addossate allo stesso Grbic particolari responsabilità in merito agli onesti risultati sportivi dell’anno appena concluso. Il tempo e la società, attraverso i prossimi comunicati, chiariranno i motivi dell’avvicendamento, anche se  alcune valutazioni, pur premature, possono essere certamente delineate.

Innanzitutto, occorre sgomberare il campo da ogni dubbio: Stoitchev è un allenatore extralusso che va ad aggiungersi alla folta platea di suoi illustri colleghi già presenti in Superlega. Bulgaro, ex giocatore di assoluto livello, imprenditore, formatore, dirigente sportivo, è un personaggio dal carisma smisurato e di ampie vedute. Come allenatore ha girato l’Europa, vincendo praticamente in ogni campionato, sebbene sia stata l’Italia la nazione dove ha raggiunto l’apice della sua carriera, aggiudicandosi ben 4 mondiali per club alla guida di Trentino Volley. Impensabile paragonare talenti e pedigree di Grbic e Stoitchev, in quanto il primo riveste il ruolo di head coach da molti meno anni del suo successore, nonostante appaia molto ben avviato: esperienza e curriculum non hanno confronto e non potrebbe essere altrimenti per anzianità di servizio. Diventa, però, ancora più difficile metterli a confronto sotto il profilo tecnico e umano: sebbene siano stati entrambi giocatori e provengano da cultura e mentalità dell’Est Europa, le assonanze sembrano finire qui. Stoitchev è allenatore esigente fin all’antipatia, puntiglioso, incapace di compromessi, con un unico fine, quello di vincere, magari anche con azioni e comportamenti al limite della sportività. Il bulgaro è comandante supremo delle sue truppe, militaresco al punto da non essere mai soddisfatto della qualità e della quantità del lavoro dei propri atleti. Tale approccio nei fatti è stato bagnato dai successi e, nonostante le apparenze, non gli ha impedito anche di rimanere a lungo nelle medesime piazze. Grbic, in questa prima fase di carriera, viceversa è arrivato a Verona in punta di piedi, sulla falsa riga del modello Giani.  Puntando molto sulle relazioni ha saputo coinvolgere i propri atleti, esprimendo con grande esperienza soft skills forse poco appariscenti, ma che comunque gli hanno permesso di passare dal campo alla panchina senza particolari inconvenienti. Moderato e pacato nei modi, forse più di quando scendeva lui in campo, non può non suscitare un certo consenso. Ad oggi dunque, sulla carta, BluVolley portando Stoitchev a Verona, dimostra di aver optato per una scelta evolutiva e migliorativa, quantomeno per il presente. L’allenatore bulgaro, infatti, è senza dubbio più pronto di Grbic,  non solo per portare al successo un team, ma anche per indirizzare una società e un ambiente verso una progettualità mirata alla vittoria e verso una cultura del lavoro di livello superiore. Applausi dunque a BluVolley, secondo queste considerazioni.

Rado Stoitchev ai tempi della firma con Modena Volley, qui in compagnia della vulcanica Presidentessa Catia Pedrini

C’è però da ragionare su altri aspetti, in primis proprio legati alla forte personalità del bulgaro. Stoitchev ha vinto tanto a Trento e viceversa non ha reso al meglio a Modena, esonerato dopo diverbi televisivi coi propri giocatori e alterchi tutt’ora vivi nelle menti degli appassionati, che mantengono strascichi penali senza precedenti. Questi fatti hanno scalfito un po’ l’immagine di invincibile e di vate della pallavolo, macchiandone il curriculum. Colpa sua o dei giocatori non ci è dato di sapere con assoluta certezza, ma la considerazione principale è che Trento, società forte, organizzata e piazza dalle caratteristiche familiari, sia stata più congeniale alla calda e pallavolisticamente esuberante Modena. La sensazione è che a Stoitchev, perché possa rendere al meglio, debbano essere dati carta bianca e giocatori giusti, cioè persone disponibili a mettere da parte il proprio ego per farsi condurre da lui, leader maximo dello spogliatoio. Verona saprà essere questo tipo di ambiente? Per certi versi si. Senza dubbio Stoitchev avrà grande volontà e desiderio di riscatto dopo la macchia di Modena, tuttavia rimane da vedere se e come la società BluVolley saprà accompagnare il proprio tecnico – e farsi accompagnare – in questa nuova avventura, supportando il suo modo di lavorare vincente, ma scomodo. Resta, infine, la perplessità più significativa: in questi anni il solco tra i top team e le altre, tra cui Verona, è stato rilevante e difficilmente colmabile. Arduo pensare che un allenatore per quanto bravissimo, esperto e carismatico, possa trasformare un team di medio alta classifica in un collettivo vincente. BluVolley, dunque,  sta forse lavorando ad altri colpi di mercato per assemblare una corazzata e provare il grande salto – ne saremmo felici – o semplicemente Stoitchev rappresenta solo una felice e imprevedibile occasione di mercato da prendere al volo? Tempi e modi dell’ingaggio fanno pensare a quest’ultimo scenario. Della serie: “prendiamo lui, poi vediamo”. D’altra parte non appare del tutto credibile che Stoitchev, pur desideroso di rimettersi in pista, abbia aderito al progetto BluVolley senza adeguate garanzie tecniche. Rimane, però, un’ultima malaugurata ipotesi che vede l’ingaggio dell’allenatore bulgaro come una ponderata strategia per comunicare forza progettuale all’esterno nel disperato tentativo di affidarsi all’unico jolly che ci si possa giocare sul mercato. La presenza di Stoitchev a Verona, infatti, secondo taluni, potrebbe attrarre buoni giocatori a condizioni contrattuali più favorevoli, convinti da un progetto ambizioso che, in realtà, al momento appare rappresentato quasi solo dalla figura dell’head coach.

Attendiamo commenti dai diretti interessati per saperne di più, mentre  rimane un certo sentimento di solidarietà verso Nikola Grbic, non tanto per l’esonero che è evento normale nella carriera di un allenatore, quanto nelle modalità con le quali lo stesso ha preso forma. Quel che è certo è che la pallavolo, tra esoneri tumultuosi, bottigliette lanciate durante le finali scudetto, sputi sotto rete e antisportività varie, sta sempre più assomigliando al calcio. Sembra dunque normale nutrire un po’ di nostalgia per l’hashtag #ilmiosportèdifferente.