Una delle cose più pericolose per il mantenimento di un livello accettabile di autostima sono quei 3 minuti in cui si prova una (ingannevole e fallace) sensazione di quasi onnipotenza. Incuranti del fatto che ormai viviamo tutti in un mondo post – post ideologico, post moderno, post verità oggettiva –, a volte abbiamo questi sprazzi di incoscienza. Che in genere coincidono appunto con quei 3 minuti lì in cui ti ricordi di Cartesio, che avevi studiato nella tua post-adolescenza. Lui era quello del “penso, quindi sono”, che nell’odierna società è stato esteso in un apparentemente logico “sono, quindi posso (fare tutto)”. E lo senti pure ovunque, ‘sto “yes-you-can” altrimenti declinabile come “volere è potere”, “supera i tuoi limiti”, “just do it”, “fare o non fare, non c’è provare” (cit. Yoda). Insomma, nel nostro tempo post verità oggettiva, se davvero lo vuoi, puoi fare qualsiasi cosa. E se non ce la fai, è colpa tua che non ci hai provato abbastanza. Pensi, (ci?) sei e (ci?) fai. Magari tutte e tre queste cose insieme. Che per un lunedì mattina è già parecchio impegnativo. 

Chiunque pensi questo però non ha mai disdetto davvero un abbonamento Vodafone – chi lo ha fatto sa che è come con l’alcolismo o la droga, dove non sei mai davvero un ex, perché i messaggi per farti rientrare arriveranno anche ai bisnipoti dei tuoi bisnipoti – o passato una mattina intera per uffici sperando di fare tutto il prefissato, pur se minimo. Ecco. Senza realizzare che Cartesio è vissuto nel XVII secolo – e che quindi sarà sempre in vantaggio perché più pre-qualcosa di te – e che Yoda è una specie di mostro verde che vive in una palude senza uffici né telefoni, tu hai voluto concentrare un tot di incombenze in poco tempo. “Volere è potere”. Quindi sei andata splendida:

1. In posta, dove sembra si siano date appuntamento, oltre ad altri poracci ottimisti e cartesiani come te, a. varie signore che raccontano a varie impiegate gentili la metà degli affari loro e dei loro bisnipoti (quelli non ancora stalkerati dalla Vodafone), b. una tizia che pianta su un bailamme per una delega che non ha ma senza la quale vuole ugualmente ritirare quello che deve ritirare, perché sua cugina lavora in un’altra posta e lei sa come funziona, c. un tizio che fa una richiesta di reclamo sotto lo sguardo gentile ma rassegnato dell’impiegato. Ergo, alla fine hai buttato quasi 30 minuti per ritirare una raccomandata, e cominci timidamente a dubitare delle possibilità cartesiane. Però, forte del “non c’è provare”, insisti e ti precipiti al 

2. Ufficio della motorizzazione, seconda puntata. La prima volta avevi ottenuto il nuovo permesso di sosta e posteggiato perfettamente. Il tutto per trovare, neanche 30 minuti dopo, una multa. La polizia da cui sei già andata per chiedere l’annullamento ti ha rinviato alla motorizzazione, dove ora un’impiegata ti dice che l’accertatore ha probabilmente sbagliato nel leggere il permesso. Però in ogni caso devi andare tu alla polizia a dirlo, perché all’impiegata risulta tutto in regola. Tu spieghi che ci sei già stata, alla polizia, con la ricevuta datata del permesso in regola, e che ti hanno rimandato lì, dove l’impiegata cui risulta tutto in regola vuole rimandarti alla polizia che ti ha rimandato lì dove l’impiegata ecc. ecc. [loop]. Qui è dura, anche perché né Cartesio né Yoda avevano la macchina, e magari sono poco adatti per queste cose. O scegli qualcosa di più moderno, stile Goscinny e Uderzo di Astérix e le 12 fatiche – il nanetto gallico aveva ottenuto l’agognato lasciapassare A 38 nella “casa che rende folli”, cioè un ufficio pubblico particolarmente poco cartesiano, dopo tot giri e solo chiedendo un modulo inesistente che aveva impallato il sistema – o ti paghi la tua multa. Cosa preferibile perché tu non hai pozioni magiche. E allora pagherai, ma non subito perché ora vai a 

3. Ufficio ASL per scegliere un altro medico, prima puntata. Risultato: gli orari, come indicato online, sono 9.00-12.30, ma la distribuzione dei numeri termina alle 11.30, come NON indicato online. Cioè 20 minuti fa, mentre tu stavi riflettendo se scegliere tra Cartesio, Yoda o Asterix – ché poi uno è morto e due sono esseri bassi e di finzione, e già questo avrebbe dovuto farti riflettere nel prenderli come maestri di vita. E vabbè. Almeno ora sai che il tuo è un mondo post qualsiasi cosa, e che quindi no, non puoi. O almeno, non così tanto. Questo a meno di non spostare le cose col pensiero – la multa, tipo – come Luke Skywalker, che probabilmente ne farebbe pure lui un uso improprio se dovesse andare a prenotare visite, annullare multe o cambiare la residenza. Molto probabilmente, appena tornato dalla ASL pure lui ha usato la forza per scaraventare Yoda nell’anfratto più profondo della palude fangosa o, in alternativa, per teletrasportarlo in un ufficio comunale, che a volte è quasi sinonimico.

Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita./Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte/che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;/ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,

dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte./Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,

tant’era pien di sonno a quel punto/che la verace via abbandonai.

Dante Alighieri, CommediaInferno, Canto I