Sul grande schermo il capolavoro di Charlie Chaplin viene accompagnato dall’Orchestra dell’Arena, diretta da Timothy Brock. E alle 17 di oggi pomeriggio si replica.

Mentre sui social c’è chi alza i toni per sostenere “l’innegabile genialità” del solito, furbetto regista danese, al Teatro Ristori ci si riconcilia con la settima arte e pure con la seconda, in un tripudio di bellissime emozioni: viene infatti proiettato il capolavoro Luci della città di quel genio – lui sì – di Charlie Chaplin, con la musica dal vivo della grande orchestra dell’Arena di Verona diretta dall’eccellente Timothy Brock, “uno dei massimi esperti al mondo nel campo della musica per film”, come recita il programma.

Sono nato in una famiglia che da sempre adora Chaplin e, da questo punto di vista credo di essere stato cresciuto abbastanza bene, ma non rivedevo City Lights da tanti anni, anche se ne rammentavo molti punti salienti, quindi praticamente tutto; ed è stato una sorpresa, ancora una volta.
Un film di 88 anni (è del 1931) che riesce ancora a far ridere fino alle lacrime e a farne versare altre per lo struggente finale? Eppure tutta la sala era in estasi, in religioso silenzio, rapita da quelle immagini senza tempo e dalle magnifiche musiche dello stesso Chaplin.

Il direttore d’orchestra americano, in un’intervista di qualche anno fa a “Panorama”, disse di considerare Charlie Chaplin un grande musicista perché «aveva una straordinaria capacità di usare la musica in maniera oggettiva, come solo sanno fare i grandi registi, ossia capendo cosa fosse superfluo e cosa no». Il “vagabondo Charlot” non scriveva di suo pugno la musica, ma, essendo figlio di due cantanti, fin da bambino sapeva suonare sia il violino che il pianoforte; con quest’ultimo componeva le melodie, mentre qualcun altro le trasformava in note sugli spartiti.
La cosa curiosa è che quando nel 1929 la pellicola entrò in produzione esisteva già il sonoro, ma Chaplin decise ugualmente di realizzare il suo film in pantomima rinunciando a quello che ormai chiedevano gli spettatori; rischiò, ma il successo di critica e pubblico gli diede ragione.

Credo che, a questo punto, sarebbe giunta l’ora di fare un monumento ad Alberto Martini, Direttore Artistico del Teatro Ristori; seguo a salto concerti di musica classica, barocca, jazz, addirittura qualche “concerto brunch” della domenica mattina e mai, dico mai, ho visto o ascoltato qualcosa che fosse al di sotto dell’eccellenza. Un’offerta varia, originale, talvolta anche spiazzante, ma sempre perfetta. Il Ristori è un polmone di cultura per la città di Verona e meriterebbe l’attenzione e la partecipazione di quei concittadini che amano riempirsi la vita di cose belle. Esattamente come la serata appena trascorsa.

Mi rendo conto che descrivervi a parole cosa è stato questo cine-concerto sia pressoché impossibile, perché l’entusiasmo non è un qualcosa di così facile da comunicare, ma siete ancora in tempo per correre a teatro oggi alle ore 17 per godervi la replica. Non ve ne pentirete, ve lo posso garantire.