Dopo la seguitissima inaugurazione a invito di martedì, ecco che giovedì si entra finalmente nel vivo con l’inizio vero e proprio del festival “Schermi d’Amore” nella sua quindicesima edizione, dopo una pausa di ben nove anni, ma il fatto di cominciare due giorni dopo (il teatro era già occupato da tempo con una programmazione musicale) è un ulteriore, piccolo scotto che si paga in termini di presenza; a ogni modo il pubblico, pur occupando circa metà dei posti in platea, sembra aver apprezzato il film di debutto della regista marocchina Meryem Benm’Barek.

Sofia è una piccola storia per un grande tema: il codice penale del Marocco prevede un anno di reclusione per le donne che hanno rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, figuriamoci se poi a rimanere incinta è una ragazza di 20 anni neppure sposata. Lo so, con una premessa di questo tipo verrebbe subito da pensare che quello marocchino è un popolo indietro di qualche decennio rispetto a noi, ma poi è sufficiente ricordare che anche in Italia c’è chi sta proponendo delle leggi atte a minare l’emancipazione della donna e, quindi, non ci resta che fare un lungo respiro, sprofondare nella poltroncina e goderci la pellicola.

Pur con un argomento così drammatico, Sofia riesce a raccontare senza toni tragici una società divisa per classi ben distinte; una Casablanca molto lontana dai romantici ricordi cinematografici in bianco e nero, rigida culturalmente per quanto concerne le regole scritte, ma molto più morbida se si entra nel personale: la cugina di Sofia, infatti, non esita neppure un attimo a soccorrerla in un momento tanto delicato quanto “vergognoso”, così come altre persone alle quali si rivolge per chiedere aiuto. Il fattore generazionale è molto evidente dalla reazione del resto della famiglia: se i genitori della protagonista provano una profonda umiliazione nello scoprire che la figlia ha partorito senza neppure sapere di essere incinta (tecnicamente si chiama “diniego di gravidanza”), la zia è più preoccupata dell’impatto che potrà avere questa notizia non solo a livello legale, ma anche sociale. Siamo così sicuri che da noi, leggi a parte, le reazioni sarebbero poi tanto diverse? Appunto.

Ottimo e credibile il cast prettamente femminile, sul quale spicca Sarah Perles nel ruolo della cugina Lena: a lei spetta la parte più ricca di sfaccettature, tra decisioni prese d’impeto e delusioni per rivelazioni inaspettate (ho già scritto abbastanza della trama, non vado oltre…).
Il film, già presentato nella sezione “Un Certain Regard” dell’ultima edizione del “Festival di Cannes”, non è certo di quelli che potremmo definire indimenticabili, ma sicuramente è utile per comprendere che l’unica speranza che abbiamo è da riporre nelle nuove generazioni, indipendentemente dalla nazionalità.

Voto: 3/5

SOFIA
Regia di Meryem Benm’Barek
Con Maha Alemi, Sarah Perles, Lubna Azabal e Hamza Khafif.