L’uomo che sussurrava ai cavalli continua a sussurrare, alla faccia degli apparecchi acustici: Old man & the gun è il “bisbiglìo del cigno” di Robert Redford, che non ha smarrito il biondo dei suoi capelli, ma il magnetismo attoriale della gioventù ormai perduta purtroppo sì.

L’ottantaduenne ex bello del Cinema americano deambula lentamente e con incertezza sull’ago dorato di una impolverata bilancia che, da una parte, vede l’autocelebrazione dell’attore stesso e, dall’altra, la voglia di raccontare una piccola storia di un piccolo, testardo ladro gentiluomo di banche, nonché recidivo plurievasore (di prigioni).

Fin dalle prime scene capiamo subito che il ritmo della pellicola sarà quello degno di una geriatrica programmazione da cineforum e le vecchie glorie, sulle quali spicca una splendida Sissy Spacek con una luce negli occhi che i suoi colleghi se la scordano, di certo non aiutano a rendere il tutto più brioso, ma la colpa è anche e soprattutto di una sceneggiatura non alla loro altezza, coscritta dall’incolore regista David Lowery che tutti ricordiamo per… ma sì, dai, per quel bellissimo film che parlava di… no, aspetta, forse era… E niente, non c’è proprio nulla da ricordare (però ammetto di non aver visto il suo precedente A Ghost story, nel quale Casey Affleck interpretava un fantasma che qui smaccatamente omaggia con una dimenticabilissima recitazione catatonica di uno stanco poliziotto quarantenne con l’entusiasmo di un bradipo anestetizzato).

Il vero problema di Old man & the gun è che ‘sta cosa del “film crepuscolare” è sfuggita un po’ di mano: tutti recitano come se fossero indietro con le ore di sonno, sottovoce, muovendosi al rallentatore, ripresi in insistiti primi piani quasi ci fosse una gara a premi per chi mostra più rughe, accompagnati da una swingata colonna sonora attenta a non svegliare lo spettatore e la scusa del “ma non ti ricordi che quarant’anni fa il Cinema era fatto di storie, di bei dialoghi e non solo di ritmo concitato e montaggio forsennato?” non regge sufficientemente per giustificare una simile operazione che punta sulla nostalgia di un pubblico che non c’è più.

Quindi tutto da buttare? No, non proprio. Però se questa doveva essere realmente l’ultima apparizione di un indimenticabile attore prima del suo ritiro… beh, forse era lecito aspettarsi qualcosa di più.

Voto: 2,5/5