Virtus, finalmente cinica

Ci sono prove che, per quanto non decisive, possono lasciare il segno. Per la Virtus la gara casalinga con il Teramo ha assunto i connotati di un esame importante in un momento delicato della stagione. Alla fine, i tre punti conquistati hanno il sapore del saggio di verifica superato sulla strada della maturità. Punti pesanti per la classifica – la soglia salvezza-sicura si è avvicinata a due lunghezze – ma soprattutto goduti per il modo in cui sono stati conquistati.
In questo primo quarto di stagione, nonostante una dotazione tecnica in linea con la media della categoria e un buon livello di prestazioni, la truppa di Gigi Fresco si è scottata le mani più volte. A volte un po’ leggera nell’approccio, altre poco cinica. Con certi marpioni della serie C a fregarsi le mani: lasciamoli giocare che prima o poi li infinocchiamo. Troppe volte alla fine dei novanta minuti il numero di pacche ricevute sulle spalle è stato inversamente proporzionale ai punti conquistati. Serviva un cambio di ruoli dopo il bruciante pari subito a Salò in pieno recupero. L’ennesima beffa ha generato l’effetto tanto auspicato. Col Teramo al Gavagnin a interpretare il ruolo del gatto stavolta sono stati Maccarone e soci.
La partita la Virtus l’ha vinta innanzitutto a tavolino. Gigi Fresco ha studiato molto bene gli abruzzesi, abili nella fase di possesso e propensi a sbilanciarsi in avanti. Per batterli, ha capito che sarebbero anche servite due doti: pazienza e perseveranza. Così ha armato la sua formazione, preparandone con cura l’approccio alla gara e perseguendo la strategia fino alla fine. Il suo 3-4-1-2 è stato attento a sigillare gli spazi, privilegiando la concretezza allo spettacolo. Con Manarin a collegare i reparti in fase offensiva, Danieli a tirare le fila tra le linee davanti la difesa, evitando di sbilanciarsi nei movimenti e a non concedere spazi, i rossoblù sono stati bravi ad attirare gli ospiti nella propria metà campo.
Gara non bella, si dirà. Vero. Però di questi tempi serve soprattutto badare al sodo. Cosa che non ha fatto il Teramo: un abile regista basso (Proietti) e lunghe azioni manovrate – in cui talvolta sei giocatori in contemporanea finivano per far capolino dalle parti della porta di Giacomel – servono a poco se non si riesce praticamente mai ad essere davvero pericolosi. Blandamente in avanti e senza costrutto nella sostanza, col passare dei minuti gli avversari dei rossoblù sono scivolati nella rete di N’ze e soci. E da lì, via con le ripartenze. Dopo un paio di iniziative interessanti, Danti – migliore in campo – e Manarin hanno confezionato la bella rete del vantaggio a undici minuti dal termine. A questo punto Fresco-gatto ha ancor più giocato col Teramo-topolino. Senza far ripiegare i propri uomini all’indietro, con ancora tutti i cambi disponibili, la Virtus ha gestito al meglio la situazione. Con Giacomel impegnato in un’unica occasione, in uscita a terra, quando è arrivato il colpo da bigliardo di Grbac sul piano psicologico la gara era ormai ai titoli di coda.
Che quella col Teramo fosse una gara-test non c’erano dubbi. Vincere serviva per il morale e per la classifica ma la prestazione è stata anche un termometro per valutare i progressi della squadra. Il passo in avanti è parso innanzitutto significativo sul piano dell’approccio. Il collettivo virtussino è piacevole da vedersi da inizio stagione: se finora poco produttivo in una categoria in cui l’esperienza e la concentrazione sono due fattori, stavolta, senza snaturarsi, ha mostrato di aver imparato le lezioni precedenti. Di esami però, ne arriveranno altri. Anzi, domenica a Rimini i rossoblù di Borgo Venezia ne avranno un altro di quelli tosti. Per cui servirà studiare altrettanto bene.
Paolo Sacchi