In questo brutto periodo per l’umanità abbiamo più che mai bisogno di cose positive che allietino il nostro spirito e le nostre anime, perciò cosa ci può essere di meglio di un film pieno di teste che esplodono e di brutali uccisioni?

Previsto inizialmente per il Cinema e programmato nelle nostre sale a maggio, causa pandemia esce direttamente in streaming per Chili questo simpatico, ma ben poco originale, “survival action horror” scritto dalla coppia Damon Lindelof e Nick Cuse (LostThe Leftovers e Watchmen, anche se Lindelof ha dato alla luce in solitaria anche le sceneggiature di film come PrometheusWorld War Z e Into Darkness – Star Trek).

Se, come dicevo, i debiti nei confronti di altri titoli precedenti sono piuttosto evidenti anche a chi non è avvezzo al genere, il produttore Jason Blum ha dimostrato già in altre occasioni di sapere il fatto suo, ottimizzando i costi e valorizzando le idee al meglio, non importa se non propriamente di prima mano; degno erede di Roger Corman e della sua Factory (che all’epoca tenne a battesimo autori come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e Jonathan Demme, ma anche attori come Robert De Niro e Jack Nicholson…) con la sua Blumhouse è riuscito a cavalcare l’onda dello sdegno nei confronti di un soggetto “scomodo” all’Amministrazione Trump, ricavandone un bel po’ di pubblicità gratuita grazie ai conservatori che pretesero di non farlo proiettare nei cinema. Naturalmente la censura, o presunta tale, ha quasi sempre portato nelle casse dei produttori un bel po’ di soldi, facendogli risparmiare i cospicui investimenti per il lancio delle pellicole.

Ora, dopo aver visto The Hunt, possiamo serenamente affermare che la pubblicità è proprio l’animaccia del commercio: a che pro indignarsi per un innocuo filmetto il cui unico scopo è quello di divertire gli appassionati del genere? Certo, in maniera molto furbetta si cita Orwell e la sua La fattoria degli animali, si giustifica il tutto con delle motivazioni che possono solamente strappare un sorriso di simpatia nei confronti degli autori (del tipo “Bravi, dai, ci avete provato a volare alto, ma ora fateci vedere un altro arto mozzato..!”), ma Romero e Carpenter erano ben altra cosa, in ben altri tempi e con ben altro Cinema.

Se la “feroce satira sociale” è gestita un po’ maldestramente (se proprio ne sentite un forte bisogno recuperate i piacevoli Severance – Tagli al personale del 2006 e The Belko Experiment: chi sopravviverà? del 2016), il ritmo imposto dal regista televisivo Craig Zobel è notevole e gli attori stanno al gioco calandosi negli inconsueti panni di persone qualunque pronte a tutto pur di non soccombere alla caccia del titolo; una volta capito il giochino iniziale degli sceneggiatori, evidentemente fan tanto di Psycho quanto di Scream, ci possiamo concentrare su Betty Gilpin, che ricorda un po’ una più atletica e giovane Toni Collette ed è tra le protagoniste della serie Glow sulle donne wrestler, cercando di intuire dove il film vuole andare a parare; poi, però, un bel “chi se ne frega!” contribuisce a lasciarci andare ad un epidermico divertimento fatto di violenza, di quella bella, dura, ma per nulla realistica.

Sul perché a un determinato pubblico, del quale – lo confesso – faccio parte, piaccia così tanto la violenza nel Cinema, pur rifiutando con fermezza quella nella vita reale, si sprecano teorie e trattati di esperti nel settore psichiatrico e non, ma direi che per questa volta potremmo chiudere il discorso con il poetico incipit del recente film Guns Akimbo (disponibile su Prime Video): «… ciò che volete vedere davvero è la morte; cliccate su titoli spaventosi, di violenza, distruzione, terrorismo, guerra, perché fanno sembrare le vostre insulse, piccole vite di merda un poco meno merdose…».

Sarà veramente così? Mah!

Voto: 3/5
The Hunt

Regia di Craig Zobel
Con Betty Gilpin, Hilary Swank, Ike Barinholtz, Wayne Duvall, Ethan Suplee e Emma Roberts