Venezia 82: a Jarmush un premio sorprendente
Il Leone d'Oro al cineasta statunitense per la sua piccola opera sui rapporti familiari. Leone d'Argento a "The voice of Hind Rajab" che ha sconvolto il festival.

Il Leone d'Oro al cineasta statunitense per la sua piccola opera sui rapporti familiari. Leone d'Argento a "The voice of Hind Rajab" che ha sconvolto il festival.
“L’empatia è il primo modo che abbiamo per risolvere i problemi che ci troviamo ad affrontare”, questo uno dei commenti del regista Jim Jarmusch dopo aver vinto il Leone d’Oro della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica al Lido di Venezia con il film Father Mother Sister Brother (nelle sale italiane a dicembre con Lucky Red).
Un premio inaspettato vista la produzione di film di livello come A Piedi d’Oeuvre, Frankenstein, L’Étranger, A House of Dynamite, il votato No Other Choice e gli italiani La Grazia e Duse.
Una svolta nell’ultima parte della kermesse con The Voice of Hind Rajab della regista Kaouther Ben Hania, quando la visione e l’ascolto della bambina di sei anni bloccata e ferita su un’auto nella zona della Striscia di Gaza hanno cambiato le sorti della Mostra: al film è stato assegnato il Leone d’Argento.
“I film di Jarmusch e Ben Hania si sono posizionati sullo stesso livello, entrambi incarnano l’espressione più autentica dell’umanità,” ha affermato Alexander Payne, Presidente della Giuria di Venezia82, composta da Maura Delpero, Cristian Mungiu, Mohammad Rasoulof e Zhao Tao. “Metterli a confronto è stato complesso; abbiamo apprezzato entrambi con uguale intensità, seppure in modi differenti, e questo ci ha portato a una scelta,” ha aggiunto Payne.
Father Mother Sister Brother è diviso in tre racconti ambientati in tre luoghi diversi e distanti tra loro: un paesino del New Jersey negli Stati Uniti, Dublino in Irlanda e Parigi in Francia. Nel primo episodio, un fratello (Adam Driver) e una sorella (Mayim Bialik) si ritrovano per far visita al padre vedovo che vive da solo in una villetta vicino a un lago. Il rapporto tra i due fratelli si rivela statico, piuttosto freddo, come se tra loro ci fosse una vera lontananza. Il padre (Tom Waits) è un tipo strano, appare ciò che non è. Nel secondo episodio, si racconta di una madre scrittrice di successo irlandese, molto elegante (Charlotte Rampling), un bell’appartamento, una tavola imbandita con cura. Arrivano le due figlie, molto diverse l’una dall’altra (Cate Blanchett e Vicky Krieps): l’occasione è il loro ritrovo annuale, l’unico incontro, dove la forma rischia di prendere il sopravvento. Un vaso di fiori tra i loro volti esprime la distanza del loro rapporto. Il terzo e ultimo episodio riesce a riscattare almeno in parte i due precedenti. A Parigi, i gemelli Skype (India Moore) e Billy (Luka Sabbat) si trovano a dover svuotare l’appartamento dei genitori, entrambi scomparsi in un incidente. I ricordi riemergono, risvegliando la relazione e l’affetto profondo tra i fratelli, mentre i genitori restano sullo sfondo, distanti ma presenti.
Un film che trasmette malinconia e un umorismo gelido, con una strana claustrofobia che avvolge i personaggi, silenzi imbarazzanti, vuoti di senso e un’ansia sociale che spesso sfocia nell’incapacità di esprimere i propri sentimenti. Lo stile è autoironico ed elegante (produzione targata Yves Saint Laurent), i vestiti dei protagonisti sono coordinati con i colori, i corpi sono vestiti e rimangono tali. Ci sono alcune dissonanze: i fiori troppo grandi sulla tavola della madre, l’ascia del padre che quasi tocca la figlia, ma anche la ritrovata complicità dei fratelli gemelli davanti alle scatole del trasloco, piene di ricordi e di un vuoto difficile da colmare.
Famiglie in qualche modo disfunzionali che si rifanno alle commedie americane, ma anche al cinema francese d’autore e a quello dell’Estremo Oriente. La sensazione di mancanza di armonia nella ricerca del bene; nei primi due episodi, il bisogno di amore si risolve in una sorta di egocentrismo delle figure genitoriali. Una sottesa critica all’ambito familiare? Una dichiarazione di pseudo-fallimento dei rapporti primigeni? In qualche modo, questo film di grande esperienza registica lascia l’amaro in bocca.
Alla consegna del Leone d’Oro, Jim Jarmusch dichiara la sua adesione alla causa palestinese, affermando però che “l’arte non deve per forza parlare di politica, ma l’empatia è uno dei primi modi per affrontare questo mondo che stiamo vivendo”. Inoltre, annuncia che non distribuirà il film in Israele.
Premi agli italiani Servillo e Rosi, fuori la Bruni Tedeschi con Duse. In Orizzonti emergono Covi e la Porcaroli che dedica il premio alla Global Sumud Flottila in viaggio per la Palestina.
Leone d’Oro miglior film: Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch
Gran Premio della giuria:The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania
Leone d’Argento miglior regia: The Smashing Machine di Benny Safdie
Premio speciale della giuria: Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi
Miglior sceneggiatura: A Piedi d’Oeuvre di Valerie Donzelli
Coppa Volpi interpretazione maschile: Toni Servillo in La Grazia
Coppa Volpi interpretazione femminile: Xin Zhilei in The sun rises on us all
Premio Marcello Mastroianni: Luna Weber in Silente Friend
Leone del futuro: Short Summer di Nastia Korkia
– Orizzonti
Miglior film : En El camino di David Pablos
Miglior regia: Song of forgotten trees di Anuparna Roy
Premio speciale della regia: Lost Land di Akio Fujimoto
Miglio attore: Giacomo Covi in Un anno di scuola
Miglior attrice: Benedetta Porcari in Il rapimento di Arabella
Miglior sceneggiatura: Hiedra di Ana Cristina Barragan
Miglior cortometraggio: Without Kelly di Lovisa Siren
Domani il Lido comincerà a svuotarsi, la cittadella del cinema tornerà poco a poco silenziosa e malinconica. Per chi abita qui, come noi, è incredibile che questo luogo diventi il centro del mondo per undici giorni per poi trasformarsi nel castello della Bella Addormentata. Rimangono qualche convegno e qualche incontro, ma le sale non si utilizzano più; l’unico cinema aperto è l’Astra, nel centro. Eppure il Lido è un luogo magico, una lingua di terra sospesa tra la laguna e il mare, un posto generoso, legato a Venezia ma che vive anche di vita propria. Un legame con il cinema intenso ma al tempo stesso distante, una relazione da esplorare.
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