Contro i trentini campioni d’Italia Verona perde 3-0. È la seconda sconfitta di fila su due partite in casa. Peccato, però, perché i primi due punti avevano proprio creato una scintilla di illusione, favorita anche dal fatto che finora il Trentino aveva sempre perso il primo set. Due gran muri –­ e il consueto «mu-ra-tò-mu-ra-tò» dagli spalti – e Verona arriva sul 2-0.

Un inizio illusorio

Amin schiaccia per il 4-2, ma una veloce trentina e – poi – una ricezione sbagliata che permette una piazzata vincente degli ospiti riportano il risultato in parità. La squadra di casa non riuscirà mai più a tornare veramente avanti in tutti i primi due set, a parte un 8-7 nella prima frazione.

Per ricominciare a sperare bisognerà attendere il terzo set, ma i gialloblù di Stoychev vengono ripresi dagli avversari sul 12-12 e poi superati, definitivamente, già dal punto successivo.

Quella di domenica è la millesima partita della storia del Trento, e i ragazzi allenati da Fabio Soli la festeggiano come si deve, senza che il palazzetto possa mai pensare che ci sia per loro anche la possibilità di una sconfitta. D’altra parte, sarebbe stata la prima del campionato.

Dietro la tribuna stampa, a ogni punto del Verona si sentono delle vocine urlare. Sono vocine piccole ma fortissime. Scandiscono i cognomi dei giocatori di casa che vanno in battuta, gridano «dai!», ridono.

Una serata no

Il Verona sbaglia tutto quello che si può sbagliare: battute, contrasti a rete, difesa, attacco, copertura. Un tocco di invasione conteso che per Verona poteva significare il diciottesimo punto, a una sola lunghezza dal Trento, si trasforma dopo ben due controlli video nel punto del 17-20. Le due vocine gridano e gridano. Il diciottesimo punto arriva su una battuta lunga degli ospiti, ma il set del sestetto di casa finisce lì. Il risultato sarà 18-25, e l’ultimo fischio arriva dopo una ricezione sballata che consente ai trentini di chiudere i conti con un attacco.

Il secondo set comincia con un bell’attacco di Amin, uno dei migliori in campo, anche se spesso neutralizzato dalla difesa e dal muro. Non importa, però: la schiacciata dell’iraniano galvanizza le vocine. Si spera ancora un pochino, ma proprio poco poco: solo fino al 2-1. La pipe di Lavia per il sorpasso dei trentini, 4-5, è leggendaria, e fa vedere quanta differenza possano fare l’esperienza e la sicurezza degli atleti che giocano in nazionale. I veronesi restano storditi, e mandano incredibilmente fuori un astuto pallonetto che poteva fruttare il cinque pari.

Saltano la ricezione e le coperture, e gli avversari prendono il largo un po’ alla volta. C’è spazio ancora per un muro fenomenale di Mosca su Rychlicki, e – ancora – per gli strilli festanti delle vocine che arrivano proprio da dietro la tribuna stampa; poi Verona s’incasina su un terzo tocco che non si può sfruttare per un attacco, e arriva un’altra pipe di Možič. Ma il set finisce a 17, su una ricezione veronese ancora una volta sbagliata.

Il terzo set fa vedere cose bellissime, e figurarsi le vocette cosa fanno. Anche il Verona comincia a pensare di poter entrare nella partita, e allora ecco un bel pallonetto spinto, una veloce da urlo (sempre Možič), bei salvataggi, punti contesi. Lunghissimo il punto del 12-12, e poi comincia il turno di battuta di Sbertoli. Micidiale, decisamente il migliore in campo. La squadra di casa si perde, i giocatori sembrano non riuscire a coordinarsi. Il grandissimo muro trentino non riceve – come sempre, quando si tratta degli avversari – altro che il silenzio dei cinquemila sugli spalti (affluenza da urlo, considerato che la capienza del palazzetto è di 5.350 posti).

La luce nel pubblico

Foto di Federica Sgaggio

Le vocine ammutoliscono, ma si fanno risentire quando Sbertoli, dopo cinque punti, batte direttamente in rete. Escono da due tifosine che non ti aspetti. Sono due bambine di sette anni. Si chiamano Emma e Alice. Una di loro indossa un graziosissimo vestitino con gli unicorni e porta in testa un cerchietto di raso verdolino con un fiocco.

L’altra, occhietti azzurri dietro a un paio di bellissimi occhialini rosa, ha una deliziosa felpina con le paillettes. Ma come fanno a conoscere il nome di tutti – proprio tutti – i giocatori del Verona? «Le abbiamo educate bene!», dice una delle madri. Loro, intanto, si mettono in posa per la foto e fanno un cuoricino con le mani.

Questa volta, tre set non sono nemmeno sufficienti a cominciare ad aver fame, e il buono per il panino-stampa rimane sul tavolo. Intanto, quel Modena che un turno fa aveva battuto 3-2 il Verona perde 3-0 contro il Monza. Proprio il Monza, la squadra attesa al palazzetto mercoledì. Vedremo, va’, se in quell’occasione ci sarà tempo per un panino.

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