Il bello di assistere a un miracolo in presa diretta è che lo sai solo alla fine. Solo dopo puoi dire “io c’ero”, non durante, perché bastava che Michele Cossato fosse stato un po’ meno matto e la mitica trasferta del Granillo sarebbe stata un’altra Piacenza. 

La seconda chance

Oggi il Verona sta mettendo le basi di una grande impresa sportiva: gli ingredienti per la bella storia ci sono tutti. 

C’è un peccato originale che distrugge l’ordine iniziale e getta il sale sulle rovine, poi arriva la sofferenza e la speranza perduta in quell’ultima spiaggia, che ormai non ci credi più. Il protagonista è spacciato. Oppure si muove? L’ntervallo arriva lì, quando la speranza è al lumicino.  

E l’intervallo c’è stato eccome: è durato mesi, mesi in cui – a sorpresa – è tornato il vecchio eroe di tante stagioni fa, con qualche capello bianco e qualche chilo in più. È tornato per puntare su una banda di underdog promettendo che moriranno sul campo prima di alzare bandiera bianca.

In genere, nel film sportivo, a questo punto inizia la bella favola della “seconda possibilità” che tanto piace oltreoceano. Si fa un bel discorso negli spogliatoi, si accende la luce, gli underdog stupiscono tutti e battono la squadra più blasonata con un finale al fulmicotone. 

Festa in campo, fermo immagine, titoli di coda.

Verona-Lecce: una vittoria per misurarsi

L’Hellas che ha vinto contro il Lecce è una squadra che sta imparando a conoscersi nella sua nuova pelle. Dopo il disastro, a Torino è arrivato un pareggio duro, raggiunto con pura volontà, il primo segnale che il Verona è vivo. Poi la vittoria contro la Cremonese, vittoria di nervi sì, ma contro un avversario troppo scarso per farne una speranza. Contro l’Inter il Verona incappa in una gara grigia e senza troppe emozioni, deludente sì, ma l’Inter è troppo forte per farne un dramma. 

La vittoria contro i Salentini, invece, è il banco di prova perfetto per capire veramente la forza di questo Verona.

Il Lecce veniva da una prestazione molto convincente contro gli altri milanesi, avendo pareggiato 2-2 contro il Milan al “Via del Mare”, non perdeva da ottobre contro la Juventus, gioca un gran calcio e si gode la metà classifica con merito. Praticamente sta facendo quello che hanno fatto i gialloblù nelle ultime tre stagioni. Una gara difficile, quindi, ma non fuori portata. Una gara che può dirci chi siamo.

E il Verona di sabato ha capito che è pronto a lottare. Che la nuova pelle può portarlo lontano, se non a centrare l’obiettivo, almeno a giocarselo fino alla fine. 

Il Lecce parte forte e mostra quel che vale: scambi rapidi, giro palla fluido e aggressivo, contropiedi veloci sulle palle recuperate. Sono venuti al Bentegodi per fare punti i Salentini, non per fare da comparsa. Il Verona deve sudarla fin dall’inizio: rischia, traballa, un po’ si spaventa, si schiaccia, sa soffrire e fa sfogare il Lecce. Poi mette in pratica i principi chiari, semplici e concreti di Zaffaroni, e senza fronzoli le cose cominciano a funzionare.

Per arrivare davanti ci sono due vie: o si lancia una palla lunga su Djuric che fa la sponda per le seconde punte, oppure si fanno galoppare gli esterni. Djuric viene incontro nella prima soluzione, o attacca la profondità creando spazi nella seconda. Semplice e lineare.  Il Verona esegue umilmente, il Verona segna.

Il gol di Depaoli (con il gran cross di Doig) accende la luce. Il Verona sembra convincersi che con la ricetta di Zaf si possa davvero andare da qualche parte.

Vedere gli occhi dei gialloblù negli spogliatoi sabato pomeriggio sarebbe stato un grande privilegio, perché la banda degli underdog torna in campo con il fuoco. Subito centra una traversa con il giocatore che forse in questa nuova pelle si sentiva meno a suo agio, il talentuoso e a volte indolente Ilic, e immediatamente dopo è lo stesso centrocampista serbo a lanciare a rete il connazionale Lazovic, dato per partente fino a qualche settimana fa e che ora è parte del progetto come mai prima. 

Il Verona gestisce il secondo tempo con tranquillità, ordine e diligenza. Porta a casa sette punti in quattro partite e vede la strada da seguire con sempre maggior chiarezza. La gara contro il Lecce è la prova più chiara che la cura SoglianoZaffaroni sta funzionando, che il Verona ha iniziato questa pazza corsa salvezza con mezzo campionato ancora da giocare e un’identità finalmente chiara.

Nessuno sa se alla fine della stagione potremo dire “io c’ero”, non si può dire se questo nuovo corso sia l’inizio di un’epica riscossa o se rimarrà nella storia come un’opportunità sprecata. Se il Verona è davvero questo comunque vada la stagione avrà un senso: “hanno ammazzato il Verona, il Verona è vivo”. 

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