Dentro alla performance art per due giorni, in un programmatico “Liberi (tutti)” – questo il titolo della prima edizione – che aspira ad avvicinare il pubblico a questa forma espressiva del contemporaneo.

Appuntamento oggi alle 18 e domani, dalle 15, negli spazi di In Habitat, in via Mantovana 83/E, per assistere al lavoro di giovani artisti alle prese con le dinamiche di una forma espressiva che, per quanto possa essere sorprendente per l’osservatore, radica già negli anni Sessanta del Novecento (senza contare la sperimentazione dadaista e futurista di inizio secolo).

Progetti collettivi al festival

Dieci i nomi da conoscere e osservare in questa prima edizione del festival. Diversi i collettivi artistici:

Il duo -ness nasce a Venezia per iniziativa di Rooy Charlie Lana e Giulia Zulian. Il loro lavoro ha dato vita al Transghost Manifesto, che ruota intorno all’identità Transghost, la cui indagine si spinge fino al punto in cui il soggetto in ricerca comprende contemporaneamente la coincidenza e l’allontanamento da sé.

Una ricerca che ha nel lavoro di Michel Foucault e Judith Butler le basi teoriche circa ciò che definisce l’identità sessuale. Con la performance wet i performer propongono un’indagine sui significati biopolitici e poetici della gestione e della secrezione dei fluidi corporei, a partire dagli umori sessuali. “Per noi non è importante comprendere se il racconto e la narrazione di sé e del proprio corpo stia in un rapporto di verità – si legge nel manifesto -; come Transghost crediamo nella possibilità che tale rapporto liberi il corpo da forzati costrutti sociali e culturali”.

Plastikhaare è un altro duo presente al festival, composto dalle artiste Giulia Querin e Rachele Tinkham: con Oracolocaro si indagano forme di culto, tradizioni, iconografie, interpretate in chiave surrealista, in modo da dare vita a un nuovo rito. Lo spazio espositivo è pensato per favorire l’immersione dello spettatore in uno stato meditativo, in cui riconnettersi alle percezioni del corpo e dello spazio.

plurale è una forma collettiva, nato nel 2020 e vi partecipano oggi Giulio ancona, Leonardo Avesani e Chiara Ventura. Particolare attenzione è rivolta al linguaggio, alle forme di violenza: in POV si assiste a un corpo che cerca di aprirsi mentre si dibatte con le sue resistenze (la performance prevede il nudo integrale).

Le artiste

Chiara Cecconello, performer e musicista, usa il corpo come strumento musicale, creando polifonie tra suoni e luoghi, tra ciò che è udibile e ciò che non lo è. Con My mouth hosts – voce e live electronics – l’artista attraverso la bocca sperimenta cosa ci sia oltre il linguaggio, cosa sia prima della parola.

L’evento condotto da Giulia Savorani fa parte di un progetto legato a un sogno e si esprime con l’accompagnamento ai sogni guidati, che l’artista sta studiando da diversi anni. La performance Shared dreams of transformation è a numero chiuso con prenotazione obbligatoria (info@inhabitat.it). Savorani lavora con video, animazione, tecniche audiovisive analogiche e digitali, installazioni, disegno, pittura. La sua è una ricerca in bilico tra arti visive e cinema.

Identità e ricordo

Paolo Peng Shuai, di origine cinese e in Italia dall’età di nove anni, attraverso diversi mezzi espressivi – pittura, video, installazione, performance – indaga e reinterpreta l’identità. In Instinctive reaction, del 2020, esprime la sua ricerca percorsa su vari livelli.

Emanuele Caprioli, che esplora l’ottica, il protocinema, l’olografia. Il suo lavoro si concentra sulla manipolazione della luce e attraverso la pittura crea “nuovi oggetti per la visione”. Per Liberi (tutti) espone Reminiscenza, che si rifà alla sua prima esperienza di bambino alle prese con il suono e le ombre, per avvicinare lo spettatore alla membrana che esiste tra noi e il ricordo.

Lorenzo Montinaro in MAMMA cerca di scrivere su una lapide, recuperata dal magazzino di un cimitero, quasi un foglio bianco su cui l’artista scava con colpi violenti . Una ritualità che assume un significato antico e che pare cercare di imprimere vitalità nel decadere delle cose, farne delle reliquie prima che perdano significato.

Oltre l’objet trouvé

Matteo Vettorello analizza le relazioni tra uomo, arte e scienza all’interno di una società vincolata e dipendente. Le sue sculture grazie a dispositivi elettromeccanici sintetizzano i meccanismi utilitaristici delle macchine, insieme ai comportamenti abitudinari dell’essere umano. Ne nasce una possibile interazione che genera nuove domande. Con Sintonizzatore di decongestione ambientale il suono di una percussione generato da un’automazione spinge lo spettatore a chiedersi quali siano le proprie limitazioni, in cosa consista la libertà di generare un suono senza pensare e quanto possa differenziarsi dallo stesso atto realizzato da una macchina.

Marco Mazzi, artista multimediale autore di video installazioni, presenta Le Rimozioni, serie di opere nate da procedimenti consequenziali. Oggetti raccolti per strada sono trasformati con forza per giungere ad avere una nuova funzione attraverso la performance.

Liberi (tutti) avvia l’autunno di In Habitat

Liberi (tutti), la cui curatela è affidata a Silvia Concari e Alessio Vigni, apre la stagione autunnale dello spazio In Habitat, in cui favorire l’incontro tra ricerca artistica e pubblico, per una riflessione condivisa sulle nuove realtà del panorama artistico.

Per seguire gli eventi e il programma, che prevede anche dei talk, è utile seguire la pagina Instagram oppure scrivere a info@inhabitataps.com.