Riapre Palazzo Pesaro degli Orfei, suggestivo scenario del genio creativo di Mariano Fortuny y Madrazo e della moglie, musa ispiratrice Henriette Nigrin.

A due anni dall’Acqua Granda, la casa-atelier dell’artista colpita duramente dall’alluvione viene restituita alla sua memoria e alla città, diventando museo permanente.

La rinascita dopo l’acqua alta del 2019

La locandina che segnala la riapertura del Museo Mariao Fortuny y Madrazo a Venezia

«Mariano Fortuny y Madrazo è nato e cresciuto immerso nel genio e nella bellezza, che ha poi consegnato al mondo con la sua compagna nella avventurosa vita che li ha infine portati in questo meraviglioso palazzo.» Ad affermarlo è stata Mariacristina Gribaudi, la presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia, durante la presentazione dell’allestimento curato dal maestro Pier Luigi Pizzi con Gabriella Belli e Chiara Squarcina, che rievoca le atmosfere di uno dei luoghi più iconici della città lagunare, all’alba del XX secolo.

I danni dell‘acqua alta del 2019 ne avevano reso impossibile l‘accesso, ma questo tempo ci ha consentito di fare del Museo Fortuny y Madrazo un tempio laico di bellezza e innovazione dove, grazie ad una sapiente riorganizzazione, siamo riusciti a dare una autorevole collocazione alle diverse arti che caratterizzavano l‘attività professionale di Fortuny» commenta Luigi Brugnaro, sindaco della città, anche lui presente alla riapertura del palazzo.

Palazzo Pesaro, luogo di sperimentazione

La facciata di Palazzo Pesaro degli Orfei, sede del museo permanente Fortuny.

Quando Mariano Fortuny – figlio d’arte di formazione internazionale, appartenente a una delle famiglie più rinomate del panorama artistico e culturale della Spagna del XIX secolo, stabilitosi a Venezia ormai da una decina d’anni – entrò per la prima volta in quella che sarebbe stata la sua futura dimora, ebbe subito un colpo di fulmine con Palazzo Pesaro, che rappresentava uno dei più alti esempi di gotico veneziano, nonostante fosse in stato di degrado e decadenza.

Nel giro di una decina d’anni riuscì a riportarlo al suo splendore, ridando equilibrio e proporzione alla struttura. Ben presto il palazzo tra Campo San Beneto e Rio Michiel divenne la sua casa, la sede delle sue sperimentazioni artistiche e scenotecniche, uno straordinario atelier, condotto insieme alla moglie e il salotto privilegiato dell’élite culturale veneziana e internazionale.

Il Museo delle meraviglie

Ora, per la prima volta, oltre il novanta per cento dei materiali relativi a Mariano Fortuny, di proprietà delle collezioni civiche veneziane o custoditi in comodato, come i preziosi tessuti antichi della Fondazione di Venezia, sono esposti tutti insieme, in un coinvolgente percorso che unisce l’emozione della casa e degli ambienti vissuti, alla presenza di sale tematiche dal sapore più museale, fino ad un affondo – al secondo piano del palazzo, reso anch’esso eccezionalmente accessibile ai visitatori a partire dal mese di giugno – tra oggetti e strumenti del fare laborioso e innovativo di Mariano.

Il retroterra moresco, la cultura classica, le influenze orientali, il mito e il mondo wagneriano, i suoi molteplici interessi e passioni. E poi dipinti suoi e del padre, scenografie teatrali e invenzioni illuminotecniche, meravigliosi abiti e incredibili tessuti frutto del genio di Mariano e Henriette, archivi fotografici, opere della collezione personale, documenti e brevetti, testimonianze degli artisti e degli amici che al tempo giungevano a Venezia, convivono e trovano nuova luce nel palazzo veneziano.

Gli oggetti d’arte collezionati da Mariano Fortuny sono ora esposti insieme ai tessuti, alle lampade e ai materiali del laboratorio artistico in un allestimento permanente. Il museo è ora aperto tutti i giorni dalle 10 alle 17, con giorno di chiusura il martedì.

Centosedici anni del brand Fortuny

Nel 1906 l’artista spagnolo fondò il brand Fortuny, che distilla storici e pregiati tessuti conosciuti in tutto il mondo, un’identità che declina l’arte e la storia nel contemporaneo. L’universo Fortuny include ogni aspetto della vita dai tessuti, agli oggetti e agli ambienti.

La stilista francese Henriette Nigrin nel 1920 in camice da lavoro. Con il marito Mariano Fortuny realizzò un atelier innovativo in cui progettò i celebri velluti stampati di ispirazione classica. Foto Archivi fotografici Museo Fortuny.

Ogni elemento della sua esistenza, dall’affascinante Palazzo Pesaro degli Orfei, oggi Museo Fortuny, dove viveva circondato dalla collezione di reperti antichi a cui ispirarsi, all’atelier dove dipingeva, allo studio dove ha inventato il Fortuny Dome, una struttura di ferro e tela per riflettere la luce nel teatro, è una tessera del mondo Fortuny a tutt’oggi riflesso nei tessuti del marchio.

Quei tessuti di cui il giovane Mariano Fortuny si innamora nel 1902 quando, a Parigi, incontra Henriette Nigrin, sofisticata stilista francese, con cui nel 1906 Mariano inizia a sperimentare e inventare i primi velluti stampati con motivi ispirati all’antichità classica. Da quel momento in poi i tessuti Fortuny, anno dopo anno, iniziano a venire riconosciuti, ambiti e commissionati in tutto il mondo. È così che l’attività si trasforma in una fabbrica funzionale, elegante, prestigiosa, con sede nello storico edificio in mattoni rossi con le grandi finestre affacciate sul Canale della Giudecca. 

Colori che parlano di Venezia

Ancora oggi i pregiati tessuti Fortuny sono realizzati in questa fabbrica sulla laguna dove in facciata svetta l’insegna con il cognome del fondatore Mariano. Qui i tessuti 100% cotone sono realizzati con processi unici e segreti che utilizzano le stesse tecniche e le macchine originali inventate da Mariano Fortuny.

L’allestimento di una sala del Palazzo, curato dal maestro Pier Luigi Pizzi con Gabriella Belli e Chiara Squarcina, che espone parte della collezione di tessuti realizzati dal marchio Fortuny, nato nel 1906.

I colori sono ottenuti con le antiche formule create con Henriette Negrin con materiali naturali, estratti di piante e insetti, come lo straordinario verde Fortuny declinato in centinaia di sfumature. I pattern dei tessuti sono ispirati invece al riflesso delle architetture nell’acqua della laguna di Venezia, dalla luce cangiante che dall’acqua irradia su palazzi, dalle opere d’arte, e dalle collezioni di oggetti.

Intanto, nella tradizione del luogo in passato votato all’arte contemporanea, l’inaugurazione del Museo – festeggiata il 12 e il 13 marzo con due giorni straordinari a ingresso gratuito con prenotazione – sarà l’occasione per presentare per la prima volta al pubblico, in esposizione temporanea, l’eccezionale donazione ricevuta dalla Fondazione dei Musei Civici di Venezia, di un nucleo di opere di artisti americani di primo piano della Raccolta Panza di Biumo: un omaggio in memoria di uno dei più importanti collezionisti del Novecento.

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