15 giugno. Una data che, tra le tante annunciate dal premier Giuseppe Conte, è rimasta particolarmente impressa a chi da ormai quasi tre mesi sente la mancanza del cinema. Quella è la data in cui le sale cinematografiche potranno riaprire. Attenzione: potranno. Non significa che lo faranno tutte insieme. Ma è già qualcosa.

Il problema, però, è il seguente: anche se riapriranno, che cosa proietteranno? Sappiamo bene che tutte le uscite degli ultimi mesi e dei prossimi sono state rimandate in vista dell’emergenza. Il dibattito è acceso anche in altri Paesi dove le misure sono state più blande e le riaperture avverranno prima, come negli Stati Uniti. Lì, c’è un film che è assurto a simbolo del ritorno nelle sale: Tenet di Christopher Nolan, la cui uscita del 17 luglio finora non è stata modificata, anche su insistenza del regista. Sarà interessante vedere se questo film e altri, come Mulan della Disney, potranno fare da rompighiaccio. Magari dimostrando come, ampliando la normale tenuta di un film, questo possa lo stesso ottenere successo nel lungo periodo.

“Tenet”

Tenet, però, da noi è previsto per il 18 settembre. Ci sono altri film le cui uscite sono state spostate in estate e che potrebbero prendere il suo posto come ambasciatori del ritorno nei cinema. Il già citato Mulan, ad esempio, la cui uscita italiana è fissata per il 24 luglio. Una settimana dopo dovrebbero uscire Jungle Cruise, altro film Disney interpretato da Dwayne Johnson ed Emily Blunt, e SpongeBob: Amici in fuga.

Uno dei principali blockbuster dell’estate è Wonder Woman 1984, inizialmente previsto da noi per il 4 giugno. In USA è stato rimandato al 14 agosto, e viene da chiedersi se anche da noi Warner Bros. sceglierà di riprovarci intorno a quella data. Ferragosto è un po’ un campo minato in Italia, ma quanti quest’anno potranno permettersi di andare in vacanza, sia per questioni economiche che di sicurezza? Certo, Warner potrebbe anche decidere di differenziare le date, ma qui entriamo nel territorio della pura speculazione. Le strategie degli studios ormai sono un affare internazionale, con molti film distribuiti day-and-date, ovvero contemporaneamente all’uscita americana. Se un titolo importante come Wonder Woman 1984 è stato spostato al 14 agosto in patria, è difficile che venga proposto uno o due mesi prima in Italia, ad esempio.

“Wonder Woman 1984”

Eppure, come si dice, a mali estremi, estremi rimedi. The International Union of Cinemas (UNIC), associazione che rappresenta gli esercenti in 38 Paesi europei, ha detto di essere in costante contatto con gli studios per capire se ci sia spazio per strategie d’emergenza, che permettano di slegare le uscite dei paesi europei da quelle americane. Sarebbe già qualcosa.

Ci sono comunque titoli che potrebbero fare da apripista. Dopo tutto, per molto tempo l’estate cinematografica italiana è stata sinonimo di recuperi, di “fondi di magazzino” lanciati in sala, magari con mesi o anni di ritardo. Di seconde o terze scelte a cui veniva data una chance giusto per riempire i palinsesti. Quest’anno, titoli abbastanza attesi ma non tra i più attesi in assoluto potrebbero prendere il posto dei fondi di magazzino. Parliamo di film come Greyhound, war movie con Tom Hanks che sembra fatto col pilota automatico. Oppure Dopo il matrimonio, remake americano del film di Susanne Bier, inizialmente previsto per il 27 febbraio (e dunque uno dei primi a essere saltato). Anche se quest’ultimo dovrebbe essere destinato alla piattaforma MioCinema, pensata per funzionare come una sala virtuale, con tanto di percentuale agli esercenti.

“Antlers”

I distributori potrebbero anche puntare su generi di nicchia con pubblici fedeli come l’horror, che nel nostro paese funziona sempre, e l’animazione giapponese. Parliamo da un lato di Antlers, film prodotto da Guillermo del Toro che sarebbe dovuto arrivare da noi il 18 giugno, prima che Fox/Disney lo rimandasse a data da destinarsi. Quella data ora assume un nuovo significato, ma stiamo comunque parlando della Disney. Dobbiamo dunque attendere che il colosso americano decida una strategia. Dall’altro c’è Lupin III – The First, film d’animazione che rilancia il celebre ladro di Money Punch. Da noi era previsto per il 27 febbraio, e potrebbe essere un buon titolo per portare, come si suol dire, qualche sedere sulle poltrone.

C’è poi tutto un mondo di titoli che potrebbero arrivare direttamente in video on demand, ma che si farebbe ancora in tempo a dirottare nelle sale. Le principali piattaforme VOD ci dicono che film come Charlie’s Angels, La vita nascosta di Terrence Malick, il thriller La donna alla finestra, Onward della Pixar e The New Mutants, nuovo film degli X-Men, potrebbero arrivare presto nei nostri salotti. Ma non c’è niente di certo e, soprattutto, non è escluso che alcuni distributori non possano decidere di cambiare strategia in corsa per tastare il terreno.

“The New Mutants”

Infine, vale la pena di parlare di quelle che, tra tutte, sono le uscite più probabili. Ovvero i film italiani, che non mancano e si sono accumulati in attesa che la situazione si sbloccasse. Mentre alcuni titoli, come D.N.A. (Decisamente non adatti) e Un figlio di nome Erasmus, hanno scelto l’on demand quasi subito, altri sono ancora in ballo per le sale.

C’è ad esempio Si vive una volta sola di Carlo Verdone, tra i primi film a essere saltati. Ovvio che il nuovo film di Verdone non poteva essere confinato al video on demand, ma ancora non c’è una nuova data. Altri titoli di punta sono Ritorno al crimine, sequel di Non ci resta che il crimine con Alessandro Gassmann e Marco Giallini, e La volta buona di Vincenzo Marra. Rimangono senza data inoltre Il talento del calabrone, promettente thriller con Sergio Castellitto e Lorenzo Richelmy, e Cambio tutto, commedia con Valentina Lodovini, Neri Marcorè e Libero De Rienzo.

“Ritorno al crimine”

In assenza di condivise strategie internazionali, i film italiani potrebbero accorrere in soccorso alle sale e al pubblico. E magari, in una situazione di monopolio pressoché totale, potrebbero riscuotere un successo pari o anche maggiore rispetto alla norma. Un dato da non sottovalutare, che potrebbe convincere gli esercenti molto più di qualche recupero d’autore che verrebbe visto da pochi. Perché va bene l’arte, ma adesso bisogna prima di tutto battere cassa.