«Ci trovammo il giorno successivo, come d’accordo, e andammo a vedere l’appartamento al numero  221 B di Baker Street. C’erano due comode camere da letto e un unico ampio salotto che prendeva luce e aria da due finestroni. L’arredamento era festoso. Insomma, le stanze erano tanto attraenti e il prezzo, diviso in due, risultava così conveniente, che l’affare fu concluso senza indugio e noi prendemmo subito possesso dell’alloggio».

Arthur Conan Doyle, Uno studio in rosso

Ogni anno moltissime lettere arrivano al 221/B di Baker Street e ad ognuna viene inviata la medesima risposta, su carta intestata: purtroppo Mr. Holmes si è ritirato e non può occuparsi della questione, ma sta bene e manda i suoi migliori saluti.   

Arthur Conan Doyle

Una precisazione: il leggendario indirizzo della residenza londinese di Sherlock Holmes non è un vero e proprio luogo letterario immaginario. O, per meglio dire, non lo è più. Al tempo in cui sir Arthur Conan Doyle narrava le avventure del celebre investigatore e del suo fido braccio destro, Baker Street c’era già, ma i civici si fermavano al numero 85. Probabilmente lo scrittore scelse un recapito inesistente per evitare che il quartier generale del suo personaggio corrispondesse al domicilio di una persona reale.  I più pensano che oggi al 221/B si trovi lo Sherlock Holmes Museum e in effetti il numero all’ingresso è proprio quello, ma in realtà la palazzina che lo ospita è al numero 237. L’indirizzo più famoso della storia della letteratura è sbagliato?

La vicenda è curiosa. Negli anni Trenta, con l’ampliamento di Baker Street, i civici dal 221 al 230 vennero assegnati a un blocco di edifici in stile art decò appartenenti alla Abbey Road Buildings Society, una società di costruttori, poi diventata una banca, che da quel momento cominciò a ricevere missive da tutto il mondo indirizzate a Sherlock Holmes, scritte da persone reali che chiedevano aiuto per i loro casi irrisolti. La ditta decise di approfittarne, aprendo la “Segreteria di Sherlock Holmes” con un addetto impegnato a tempo pieno a gestire la corrispondenza.

Stavolta viaggiamo verso la capitale del Regno Unito: in Baker Street
L’interno dell’edificio in Baker Street

La casa che Holmes e Watson dividevano, e che nei romanzi è di proprietà della signora Hudson, fu ricostruita nel palazzo più simile a quello descritto nei racconti: un edificio in stile georgiano che è stato una pensione fino al 1936. Lo studio di Holmes è al primo piano; accanto al caminetto sono sistemate le due grandi poltrone di stoffa dove il detective dei romanzi invitata l’amico a sedersi per enunciargli le sue deduzioni sempre perfette.

Negli anni Novanta l’ente gestore del museo fece richiesta affinché il civico fosse riconvertito, ma la Abbey Road Buildings Society si oppose. La contesa si è risolta solo nel 2002, quando la società si è trasferita lasciando libero l’indirizzo. A quel punto il museo ha ottenuto di ricevere la posta e di cambiare virtualmente il civico, apponendo sul portone del 237 di Baker Street il numero 221/B.

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