Diciannove partite per capire chi si è e chi si ha di fronte. Altre diciannove per provarci. La prima parte della stagione del ritorno in serie B del Chievo ha offerto una serie di chiavi di lettura su un torneo tecnicamente non eccelso per quanto molto equilibrato, senza reali eccellenze (Benevento a parte) ma con insidie costanti. Si ripartirà col Perugia: cinque mesi fa alla vigilia della trasferta in Umbria l’orizzonte era nebuloso. Oggi lo stato dell’arte della compagine è di sicuro meglio definito.

Il percorso fino a qui

Inutile ricordare le premesse di un’estate in cui l’obiettivo era mettere in ordine i conti. Missione compiuta, come si è visto, con il magone di veder partire certi pezzi utili sacrificati sull’altare delle necessità. Criticità e paure iniziali si sono poi trasformate in aspettative dopo le prime uscite stagionali. Tanto che i ventisei punti totalizzati ad oggi appaiono un bottino incongruo alla luce di quanto apprezzato soprattutto nella prima parte di campionato. Prestazioni di ottima qualità che spesso hanno avuto il difetto di non essere nobilitate dalla zampata decisiva in attacco.

L’altra faccia della medaglia è quella di una squadra che ha percorso una strada in perenne salita. Mentre all’auto venivano cambiate le ruote in corsa, al volante ci si è seduto Michele Marcolini. Con poche certezze e due totem all’interno dello spogliatoio (Cesar e Meggiorini), il mister è stato capace di plasmare il materiale umano che ha avuto a disposizione, cimentandosi in una prova non semplice con umiltà e coraggio.

Il tecnico savonese ha saputo tenere la tensione virtuosamente alta dal primo giorno di ritiro, maneggiando con cura un organico almeno inizialmente disomogeneo. L’undici che è nato strada facendo, fin da subito ha mostrato di avere un’anima e un impianto di gioco. Potenzialità e limiti di fisicità o (in)esperienza si sono miscelati, per quanto lungo la via i secondi hanno ridotto le chance di fare quel salto in avanti che spesso è apparso imminente. La disponibilità a singhiozzo dei punti di forza della compagine è stato un fattore: falcidiati dagli infortuni, l’intermittente presenza degli elementi più esperti e maggiormente dotati sul piano tecnico in questa prima metà di campionato si è fatta notare eccome.

Per dire: molte statistiche – fase di possesso, conclusioni in porta – sono tutte favorevoli. Per quanto nel calcio sia notorio che sono gli episodi e la loro gestione a determinare l’andamento di molte gare, resta il dato che potenzialmente attribuisce valore alla compagine. Proprio per questo, da leggere con interesse il numero curioso dei rigori subiti (7 contro 2 a favore) rispetto alla permanenza nell’area avversaria, che permette una riflessione di fondo: da una parte è evidente che il Chievo sia a credito con le toppate delle giacchette nere che hanno penalizzato Vaisanen e soci. Dall’altro, nei casi rimanenti, gli avversari sono passati all’incasso agevolati da alcune ingenuità della difesa gialloblù.

Le prime mosse

Il mercato che si è aperto porterà novità su entrambi i binari. Se la situazione di Vignato pare definirsi con un’uscita immediata del giocatore – meglio incassare subito che mai più – nel frattempo De Giorgis e Pellissier sono al lavoro al fine di puntellare l’organico. Nella fattispecie, l’arrivo ormai scontato di Ongenda (mentre scriviamo manca solo la firma sul contratto) è l’operazione che permetterà di avere disponibile un elemento dalle caratteristiche del giovane collega destinato al Bologna. Il trequartista classe ’95, ex-Psg, è una sorta di scommessa calcolata. Il giocatore è stimato dagli addetti ai lavori per le grandi potenzialità, finora espresse solo in parte dopo aver lasciato intendere, al parco dei Principi, di averne parecchie. A Verona avrà la possibilità di giocarsi una fetta importante di carriera e, in fondo, il ritorno nel grande giro.

Oggi il Chievo è un cocktail di giovani prospetti in fase di crescita ma che, al momento, per rendere al meglio, necessitano del traino di chi ha spalle esperienza e qualità. Tra i pali, qualche incertezza di troppo ha penalizzato il potenziale buon approccio di Šemper. Le voci di mercato alimentano le chance del ritorno in gialloblù di Seculin: se saran rose, come si dice, fioriranno. Di certo un giocatore come lui sarebbe perfetto per caratteristiche, personalità e conoscenza dell’ambiente.

Un bomber nel mirino?

Un vecchio adagio del calcio dice che alle squadre vincenti servono innanzitutto un portiere e un bomber. In avanti il Chievo dispone di due attaccanti di qualità ed esperienza di cui uno (Meggiorini) è un ottimo interlocutore ideale sostegno ad un centravanti che, riassumiamo, vede la porta con costanza. La stagione di Djordjevic, partito con il botto in fatto di marcature, è stata poi segnata da problemi fisici: per quanto siano implicite le aspettative rispetto a un suo pieno recupero, valgono anche le preoccupazioni su quanto realisticamente sarà possibile averlo nella miglior condizione. Gli altri colleghi di reparto hanno dimostrato di essere elementi disponibili al dialogo e alla lotta ma nessuno di loro pare abbia il physique du rôle dell’uomo-gol. Qui i dirigenti di via Galvani sembrano provare a ribattere le strade alla caccia di quel giocatore (Millico) che in estate un banale contrattempo ne aveva privato l’arrivo a fine agosto o, comunque, valutare identikit di attaccanti (come Pettinari, ad esempio) con attributi da uomo d’area più che di reparto.

Sarà un mese di trattative che come sempre si svilupperanno su trame lunghe, come la durata della sessione invernale (si chiude il 31 gennaio) sottolinea. Possibile che le prime ufficializzazioni arriveranno in tempo per il calcio d’inizio della partita di sabato prossimo venturo contro il Perugia, sulla cui panchina dopo sedici anni è tornato a sedersi Serse Cosmi. Nel frattempo sondaggi e analisi da parte della dirigenza chievoveronese riguarderanno altre posizioni e reparti, nella valutazione di quel che le opportunità potranno offrire. L’obiettivo è implicito: rientrare in campo con un organico rinforzato in ogni reparto che possa provare a scalare la marcia verso l’alto.

(Foto AC ChievoVerona / Maurilio Boldrini)