La Krall incanta al Vittoriale per una notte da “Tener-a-Mente”.

Difficile immaginare, per gli amanti delle morbide sonorità jazz e swing, una notte più fatata. Il vestito chiaro di Diana Krall brilla di luce propria sul palcoscenico del Vittoriale, per la rassegna “Tener-a-mente”, e fa un po’ invidia alla luna, che con il suo timido quarto splende a tratti, rannuvolata, mentre la musicista canadese scivola con classe fra i tasti del pianoforte e le altezze rotonde della sua voce.

Riconosciuta come uno dei maggiori talenti vocali e pianistici mondiali della musica jazz, accompagnata da una band formata da contrabbasso, batteria, sax e chitarre, Diana ha proposto un repertorio variegato, con sapori di bossa nova, tango e cantautorato americano, alternando brani propri a grandi standard jazz interpretati dai migliori crooner di sempre. Una dedica speciale è stata riservata, a serata da poco iniziata, a Nat King Cole, con la splendida L.O.V.E., anticipata dall’ascolto, preconcerto, di alcuni brani del raffinato album After Midnight Session dello stesso Cole. La Krall reinterpreta con grande stile il pezzo, inserendo un lungo intermezzo strumentale dove perdersi, e riuscendo a emozionare anche con un lieve aumento di volume della voce. Una vocalità singolare, la sua, di grande varietà timbrica, usata con sapienza fra leggeri toni rochi e piene rotondità nei toni medi. Una voce votata alla sensualità, alla morbidezza, all’eleganza, che la rispecchia in pieno.

Il Vittoriale

D’altro canto, la Krall è anche musicista maliziosa e carismatica: si rivolge al pubblico con ironia, accavallando le gambe, e dirige la band con poche parole e molti silenzi. Una band, ovviamente, di primordine: Robert Hurt al contrabbasso è capace di intro e outro che sorprendono la stessa Diana, provocando risate in tutta la platea; Kariem Riggins alla batteria è stato visto suonare il rullante con la nuda mano sinistra; lo special guest Joe Lovano al sassofono spazia fra sonorità bebop e deliziosi suoni strozzati al culmine dell’assolo; il leggendario John Pisano è padrone delle chitarre, che usa con virtuosismo e grande gusto.

Con un’orchestra di questo livello, per Diana è facile passare dal languido e straziante tango di Boulevard of broken dreams allo stile romantico di Cry me a river e Take it whit me di Tom Waits, che la vede accarezzare teneramente la tastiera del pianoforte avanti ed indietro prima dell’attacco, fino al tempestoso intermezzo strumentale dell’arrabbiata I Was Doing Alright.

Diana Krall

La serata dello scorso 8 luglio si chiude con due acclamatissimi bis, il secondo richiesto con standing ovation. Il primo dei due, Moonglow, racchiude in sè l’atmosfera di tutta la serata. Non solo: di tutto uno stile di musica, uno stile che è riuscito a perpetuarsi nei decenni proprio perché sembra poter vivere anche fuori dal tempo. E chissà che la prossima volta, a splendere assieme a Diana Krall, ci possa essere anche la luna piena.