La giusta distanza aiuta, anche se con fatica, a stare in vicende drammatiche e terribili come quella accaduta il 21 dicembre presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università  Carolina di Praga, quando un giovane uomo, studente della stessa Università, imbraccia un’arma, uccide 15 persone, ne ferisce almeno una ventina e successivamente si toglie la vita.

Queste righe descrittive, da sole, creano di per sé un immaginario forte, sostenuto spesso da pensieri e soprattutto opinioni di facile digestione.

Eppure di facile in questa storia non c’è proprio nulla. Di certo dal punto di vista della Giustizia esistono un colpevole e delle vittime (che, negli ultimi giorni, in seguito alle indagini della polizia ceca, purtroppo sono aumentate) e su questa certezza la giustizia stessa si muoverà.  Ma da un punto di vista umano, sociale, psicologico risulta meno chiaro avvicinarsi ed entrare in contatto con le dinamiche emotive ed empatiche dell’accaduto. Sia dal punto di vista delle vittime che tantomeno del carnefice. 

Comprendere, non giustificare

Comprendere non ha nulla a che vedere con il giustificare; semmai svincola i confini della superficialità e ci costringe ad avvicinarci al faticoso silenzio che, se lasciato libero di muoversi, come un’onda d’urto colpisce le nostre paure più remote, nascoste spesso dietro a semplicistici pensieri rassicuranti. 

E così, ascoltando il e nel silenzio, possiamo toccare con mano (possiamo, cioè, comprendere) le eccessive, pericolose distanze da ciò che invece riguarda da vicino tutti noi: la vita psichica (individuale e collettiva) è complessa ed è a sua volta costellata di complessi che è bene riconoscere e conoscere per ridurre al minimo le possibilità che questi prendano il sopravvento e ci facciano agire in balia di essi.

Foto da Pexels di Engin Akyurt

Figlia di tale complessità è, paradossalmente, la negazione se non addirittura il diniego che il disagio psicologico e la malattia mentale esistono tanto quanto il diabete e l’ipertensione e come questi è possibile prendersene cura. 

È importante tenere sempre a mente che psiche e soma sono un unico sistema intrecciato in una danza di interscambio tra il mondo interno a noi ed esterno. Questi  mondi comunicano, dialogano e talvolta entrano in conflitto, generando, in questo caso, sintomi e malattie. Ma proprio queste rappresentano il tentativo (purtroppo non sempre riuscito) di un nuovo equilibrio, di un cambiamento di qualcosa che non funziona più, che risulta nocivo (fattori esterni o scarsa tollerabilità interna).

Eppure il riduzionismo e la rassicurante, razionale semplificazione impongono ancora una visione dicotomica che, se portata agli estremi, scinde e infine scotomizza ciò che è meno comprensibile (psiche) perché “ribelle” alle strette e solitarie definizioni diagnostiche e bisognosa, invece,  di narrarsi; ma così sfugge e, non ascoltata, si fa strada a piede libero, libera di muoversi a proprio piacimento.

“La soluzione al Mistero è sempre inferiore al Mistero”

Jorge Luis Borges

Una dichiarazione d’intenti ignorata

Questa scissione ha raggiunto livelli così alti che nemmeno una dichiarazione d’intenti su canali social è stata notata, “sentita”. Siamo così patologicamente lontani dal riconoscere Psiche che non la notiamo nemmeno quando urla. 

Certo non abbiamo strumenti diagnostici alla stregua di esami ematochimci o radiologici ma iniziare a far rientrare a pieno titolo nel panorama della salute non solo il corpo ma anche la psiche, permetterebbe di spogliare di soluzioni facili la vita psichica stessa e la psicologia entrerebbe a pieno titolo a far parte dei processi di salute.

Questo a sua volta permetterebbe di prestare più attenzione ai vissuti, alle esperienze, alle parole, ai silenzi, alle lacrime e ai comportamenti in un’ottica fenomenologia e non riduzionista, aumentando la possibilità di riconoscere il disagio (proprio e altrui) e chiedere aiuto senza la stereotipata sensazione di essere sbagliati o “mal funzionanti”.

Infatti la complessità di psiche richiama anche il Mistero dell’ignoto che si palesa ogniqualvolta si ha a che fare con una persona, unica e irripetibile, mai convenzionale. 

Foto da Pexels di Pedro Figueras

Nota

Un grazie per la condivisione di pensieri e saperi al Dottor Carlo Piazza, psichiatra e psicoterapeuta, criminologo e docente presso la Scuola di Psicoterapia H. Bernheim di Vicenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA