Nuvola Rossa c’è! Pecco Bagnaia c’è!” Nella tre giorni di Valencia, il ragazzo di Torino va a vincere il suo primo titolo mondiale nella classe regina e riscrive, nello stesso momento, la storia del motociclismo italiano, rompendo così un digiuno che durava ormai da troppo tempo. In realtà, più appropriato, sarebbe parlare, al plurale, di digiuni, se andiamo a considerare il lasso intercorso dall’ultimo successo conquistato da Valentino Rossi nel 2009, da quello del 2007 di Casey Stoner in sella ad una Ducati e dai quasi cinquant’anni dall’ultimo successo frutto di una combinazione di pilota italiano in sella ad una moto italiana. Era il 1974, l’atleta in questione Giacomo Agostini, la moto una MV Augusta, esisteva ancora la classe 350. Una vita fa.

Un tranquillo weekend di paura

La tensione in questo tranquillo weekend di paura era palpabile e l’ultimo atto della stagione non ha per nulla tradito le aspettative con il premio più ambito ancora da assegnare e con il titolo di World Champion che poteva prendere due direzioni diametralmente opposte: quella francese del campione del mondo dello scorso anno, Fabio Quartararo, centauro della Yamaha e, appunto, quella tricolore del nostro Francesco Bagnaia che, ridendo e scherzando, in sella alla sua moto, la Ducati, siede oramai da quattro anni.

I Campioni del Mondo delle tre classi. Al centro Francesco Bagnaia per la MotoGP; alla sua destra Augusto Fernandez per la Moto 2; alla sua sinistra Izan Guevara per la Moto 3 (Immagine SkySport.it)

La gara del circuito Ricardo Tormo qualche brivido lo ha riservato e i piloti protagonisti non si sono di certo risparmiati: i due hanno dato vita ad una bella battaglia nei primi giri e la moto di GoFree ha anche riportato qualche danno. La situazione ha chiaramente favorito il furibondo assalto di Quartararo e inevitabilmente imposto al pilota Ducati una tattica conservativa. Alla fine, tuttavia, il risultato che sarebbe servito al francese per portare a casa la vittoria era troppo difficile da ottenere: l’unica chance sarebbe stata quella di arrivare primo alla bandiera a scacchi, sperando in una giornata storta da parte del rivale che sarebbe allo stesso tempo dovuto uscire dalla zona punti.

I protagonisti del Mondiale

Quartararo e Bagnaia sono stati solo due fra i tanti protagonisti di una MotoGP, quella del presente e del futuro, davvero molto strana e complicata. Strana perché ormai da tre stagioni, cioè da quel terribile incidente occorso al Cabroncito, ormai non è più presente nel paddock un vero e proprio cannibale in grado di ammazzare la competizione; complicata, a causa del labor limae profondo e costante richiesto ad ingegneri, meccanici e piloti per stare al passo con il cronometro, che in pista fa segnare dei tempi davvero mostruosi, nel senso di fenomenali e impensabili. Mai come nel 2022 il divario fra un centauro e l’altro, fra una squadra e l’altra si è rivelato tanto sottile.

Il Neocampione del Mondo festeggia con il tricolore al termine del GP di Valencia. Sulla sua moto campeggia ora il numero 1 (Immagine Autosport)

Perché se è vero che Ducati, assoluta dominatrice della scena, ha chiuso il discorso legato al Titolo Costruttori già a metà Settembre, diverse compagini rivali hanno saputo trasformarsi da Cenerentole in vere e proprie Principesse del circuito: vedi le voci che recitano Aprilia e KTM o quelle legate agli stessi team satelliti/amici, Gresini, Pramac e Mooney VR46. E non è possibile parlare di queste scuderie senza far riferimento ai nomi di coloro che hanno saputo offrire momenti straordinariamente intensi ed emozionanti come solo lo sport su due ruote sa regalare: Enea Bastianini, la vera e propria rivelazione del Mondiale e futuro compagno di squadra di Pecco; Aleix Espargarò che, guidando per tutto l’anno da fenomeno assoluto, ha festeggiato la prima vittoria (sua e della squadra) a Termas de Rio Hondo in Argentina; Miguel Oliveira, secondo posto ieri a Valencia e un paio di vittorie in Indonesia e in Thailandia; Jorge Martin, Martinator autore delle Pole Position più spettacolari; Luca Marini, a cui il titolo di fratello di VR46 sta oramai stretto stretto; Marco Bezzecchi. vincitore del “Rookie of the year”. Li ritroveremo tutti lì, il prossimo anno, ci potete scommettere, più agguerriti e scatenati che mai.

Una nota speciale va sicuramente alla Suzuki: dal prossimo campionato, la casa giapponese, dopo il percorso trionfale del 2020 e il titolo vinto con Joan Mir (estremamente opaco nel corso di tutto la stagione) non farà più parte della MotoGP. Ieri, però, la grande S ha salutato tutti nel modo più bello con un Alex Rins che ha, infatti, tagliato il traguardo davanti a tutti grazie ad una gara che lasciava presagire un futuro davvero roseo. Viene da dire peccato.

Francesco Bagnaia festeggia sul palco il Titolo appena conquistato (Immagine Autosport)

E se per alcuni il processo legato alla solidità è stato inverso, stiamo parlando nello specifico dei casi di Yamaha e Honda, in crisi dopo anni di dominio incontrastato, il raider di turno ha saputo mettere una pezza a una stagione che sulla carta non lasciava presagire nulla di buono e dimostrando di indossare, ancora una volta, la pelle del campione e di possedere la stoffa del vincente. È quanto avvenuto con Marc Marquez, per metà stagione fermo ai box, dopo l’ennesima operazione alla spalla, in grado di donare qualche sorriso alla Casa dell’Ala (che mai come quest’anno ha completamente fallito il proprio progetto) con delle ottime prestazioni e con la voglia e la grinta che lo hanno sempre contraddistinto. Ma soprattutto è il mezzo miracolo compiuto da El Diablo che, grazie alla propria abilità, alla propria costanza e alla tenacia degna delle Leggende di questo Sport è riuscito a protrarre la lotta al titolo fino all’ultima staccata. Perché se è vero che alla fine il Re ha dovuto abdicare e deporre la corona ai piedi di un altro Sovrano, il quadro, che possiede ora un’aura di fallimento, dovrebbe essere visto da una prospettiva differente: il francese ha dato tutto e anche di più, considerando l’inferiorità del proprio mezzo e l’incapacità di Yamaha di stare al passo con una Ducati straripante e ancor più competitiva dopo la pausa estiva.

L’ago della bilancia

È stato, infatti, forse, proprio quel mese di stop a costituire l’ago della bilancia all’interno della lunga cavalcata che ha portato alla grande festa dell’ultimo weekend di corse. Un finesettimana che ha visto il trionfo di un pilota che, già a partire dalle ultime gare della scorsa stagione, aveva iniziato silenziosamente a macinare risultati e a dimostrare di poter essere finalmente un leader, superando alcune fragilità e giungendo, infine, alla più completa e soddisfacente maturazione. Anche quest’anno, a dire il vero, alcuni “momenti no” ci sono stati (con i cinque “zero” fatti registrare sul tabellino) e anche quest’anno sembrava ormai che la Casa del diapason potesse nuovamente mettere le mani sul Mondiale.

16 Ottobre 2022, GP Australia – La gara ha dimostrato quanto sia alto il livello dei Team della Classe Regina:i piloti girano tutti su tempi più che mai simili (Immagine Pokerstarsnews)

Dopo il Sachsenring, Pecco si trovava 6° in Classifica con un distacco di 91 punti dal leader del gruppo. Poi una lenta e costante rimonta, un dominio durato ben quattro gare consecutive; gare che lo hanno visto sempre festeggiare sul gradino più alto del podio, fino a quel fatidico 16 Ottobre quando in Australia, Bagnaia si è ritrovato (un po’ a sorpresa… o forse no?) a guardare tutti dall’alto in basso: una posizione che negli ultimi due appuntamenti non ha più lasciato. Un plauso sicuramente va a lui e a tutto il gruppo di Borgo Panigale, di cui è doveroso ricordare due nomi su tutti: quello dell’Ingegner Luigi Dall’Igna che, messo a capo del progetto nel 2014, dopo anni contrassegnati più dai dolori che dalle gioie, ha dimostrato di crederci sempre con vincente professionalità e quello di Davide Tardozzi, team manager di Ducati che ha avuto il merito di radunare, gestire e tenere unita una squadra, conducendola per mano nelle avversità e portandola, infine, ad una soddisfazione tanto grande.

Ora sul cupolino della moto di Nuvola Rossa può campeggiare il numero del primo della classe e possiamo finalmente dire che l’eredità sportiva di Valentino Rossi ha donato il suo frutto più bello. I fan e i nostalgici più accesi avranno sicuramente notato un’immagine che avrà toccato i loro cuori: il neocampione che arrivato al parco chiuso festeggia con il casco d’oro celebrativo; dietro di lui, sullo sfondo, il murale che proprio lo scorso anno è stato dedicato al suo Mentore, a chi di Mondiali ne ha vinti nove. Passato, Presente e Futuro si incrociano, si intersecano, sono strettamente connessi. Queste tre parole assumono un significato solo in funzione l’una dell’altra. La Storia continua.

Pecco Bagnaia e Fabio Quartararo, Nuvola Rossa e El Diablo: Fra i due avversari, grande rivalità e assoluto rispetto (Immagine Eurosport)

Immagine di copertina: Francesco Bagnaia cavalca la Ducati: la moto si è dimostrata veloce, potente e affidabile (Immagine Motorsport.com)

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