Eppur non gioca. O non dovrebbe giocare, dipende quanto vorranno andare ancora avanti coi ricorsi. In qualsiasi caso, della grottesca telenovela Djokovic VS Australia (ma facciamo pure VS resto del mondo) ne abbiamo lette di “cotte e di crude”. Che alla fine venga espulso oppure  no, nessuno ne esce bene, anzi. Questo però non mi impedirà di stilare un personale pagellone su tutta la vicenda. Perciò…

DJOKOVIC

Togliamoci subito il dente. Nole, certe volte le immagini raccontano più delle parole. E in questi ultimi giorni, dove ogni tentativo di chiarimento finiva per essere smentito nel giro di poche ore, un fotogramma è apparso nella nostra mente. Forse la scena più iconica de La maledizione del pescediavolo battagliero. Al cimitero di Springfield, sotto la pioggia, il signor Burns dice ad Abe Simpson “Non riesci a stare cinque secondi senza umiliarti?”. Al nonno cadono i calzoni. “Quanti secondi sono passati?”. Diluvio.

Non c’è dubbio che l’immagine pubblica del cyborg serbo uscirà squassata da questa storia. Normalmente, in situazioni del genere, si ripropone l’eterna diatriba sui campioni dello sport che, per venire considerati tali, debbano anche essere grandi persone. Un’ispirazione per le masse, l’esempio positivo per tutti i giovani del mondo, robe del genere. Su Maradona non hanno ancora trovato la quadra.

Non credo, però, questo sia il caso di Djokovic. Qui siamo andati oltre l’immagine dell’atleta che vince tutto ma fa disastri fuori dal campo. Non è più solo sport VS vita privata. Dopo due anni come quelli appena passati, un comportamento del genere non si può accettare. Anche volendo dilatare al massimo le maglie del garantismo, della privacy e della libertà di scelta e di impresa. È fortissimo, vincerà ancora, a meno di squalifiche clamorose e ripicche altrettanto roboanti. Magari scenderà in classifica, per poi risalire, ma nell’opinione delle persone (ammesso che gliene freghi qualcosa, ovvio) certe posizioni non le recuperi più.

ENTOURAGE

Spero non ci sia davvero qualcuno convinto che Nole si compili da solo i moduli di viaggio e le richieste di partecipazione ai vari tornei. Non sono nemmeno certo che sappia quali siano gli obblighi relativi a tamponi, contagi e quarantene. Quando viaggi a certi livelli il tuo focus è solo sul gioco. Chi ne sa di più vi direbbe che non esiste campione senza ossessività. E l’ossessivo si allena, non compra i biglietti aerei.

Ecco perché le colpe di tutto il circo di questi giorni vanno quantomeno suddivise equamente tra il buon Novak e chi gli gravita attorno. Poi eh, non prendiamoci in giro. È chiaro che, quando le cose vanno bene e non c’è di mezzo una mini crisi internazionale, sul modulo avrebbero pure potuto scrivere che Djokovic è originario di Pozzuoli. Quando però la situazione si complica, è un attimo trovarsi catapultati in un’organizzazione Filini. Gita alle famigerate grotte di Postumia.

La maledizione del pescediavolo battagliero, LA scena

FAMIGLIA DJOKOVIC

Padre, madre e fratello. Vedi quelle scene surreali, con loro che si mettono a cantare per non rispondere in conferenza stampa, e pensi di trovarti tra i Monty Python. Li senti straparlare di Gesù, Spartaco, popoli oppressi, e ti convinci che c’è del lisergico in tutto ciò.

Poi però smetti di ridere, fai un passo indietro e invece che sulle sceneggiate ti concentri sul sottofondo. Ed è lì che le ritrovi. Certe idee, certi concetti; convinzioni ataviche che inquinano il sangue di popoli ed etnie da secoli. In versione edulcorata, certo, senza potenziali conflitti all’orizzonte, ma di fronte a qualcuno che si definisce «orgoglio del mondo libero», il pensiero torna a troppi libri sui Balcani letti negli anni. Maschere per un massacro di Paolo Rumiz, per tutti. Si vede che ci sono rumori che nemmeno una guerra riesce a silenziare.

NADAL

«Il mondo ha sofferto troppo per non seguire le regole». «Ha fatto una scelta, deve accettare le conseguenze». «Ora è giusto che Djokovic giochi gli Australian Open». Preciso,  giusto ed equidistante, quasi ecumenico. Rafa è cresciuto, non è più quel terremoto che sparava bombe dalla linea di fondo per sei ore consecutive. Non solamente, almeno. Capisce di non doversi sbilanciare su di un collega più di quanto la situazione lo richieda. Oppure è solo quella scintilla democristiana che è dentro ognuno di noi. Forse si accentua quando i capelli iniziano un po’ a cadere.

TENNIS AUSTRALIA

Se fossimo dei maledetti malfidenti potremmo quasi pensare che l’organizzazione sia stata quantomeno connivente col buon Nole nei mesi passati. Le regole da una parte, l’appeal del torneo dall’altra. Si potrebbe perfino supporre che Craig Tiley e compagnia abbiano provato fino all’ultimo a tenere i piedi in due staffe, pur di non perdere l’atleta Alpha della competizione.  

Ma a pensar sempre male poi ti viene il sangue cattivo. Perciò meglio la seconda opzione, quella dell’ambiziosa strategia di marketing. Guardate che non era affatto semplice trovare un modo per apparire più tafazziani di una Serie A che fino all’ultimo dell’anno ha rischiato di dover escludere la Salernitana dal girone di ritorno. Ci sono riusciti, onore a loro.

GOVERNO AUSTRALIANO

Non siamo esperti sulla distribuzione e l’esercizio dei poteri tra Canberra e gli Stati che compongono la Federazione. Di certo l’intervento deciso del Governo che cancella il visto di soggiorno di Nole, ribaltando la situazione, non può che apparire come un (tardivo?) tentativo di salvare la faccia dopo uno scivolone memorabile.

Anche qui, però, possiamo stare tranquilli. La sfida tra il Belpaese e la terra dei canguri non può dirsi chiusa. Pensate a cosa ci toccherà fare se Lui, “l’eroe della libertà”, dovesse arrivare al Quirinale.  

Tutti noi, mentre ci prepariamo alle Quirinarie

ANDREA SCANZI

Ha sempre scritto di tennis, alternando buone intuizioni a fiaschi clamorosi. Questa era una storia che non si poteva bucare. Mi sono letto un po’ tutti gli ipertrofici contenuti che lui e i suoi social media manager hanno prodotto negli ultimi dieci giorni sulla questione. Ora sono convinto che abbia ragione Djokovic. 

SPONSOR

I convitati di pietra di tutta questa vicenda. Tutti grandi nomi, mica bazzecole. Se parliamo di sponsor personali di Djokovic, immagino che stiano annusando l’aria con estrema circospezione. Non è facile abbandonare una nave, quasi un transatlantico, come quello del campione serbo.

Se invece andiamo agli sponsor che sostengono gli Australian Open, è difficile pensare che se ne siano rimasti tutti zitti e buoni in attesa. Molto probabilmente, durante le prime fasi, una certa pressione sugli organizzatori l’hanno esercitata. Quanto bastava per creare il limbo delle scorse settimane. Sai com’è, se sborso milioni per il tuo torneo, il numero uno del mondo avrei piacere fosse presente. Ora che però il bubbone è esploso, nessuno si sognerebbe di metterli in mezzo. Vorrai mica rischiare la partnership per i prossimi anni. È lo sport business, bellezza.

TENNIS

Dire che ne uscirà ammaccato è praticamente un eufemismo. Come in tanti a questo mondo, si vorrebbe tornare al 2019.  Sull’erba di Wimbledon magari, Nole e Federer a scambiarsi colpi per quasi cinque ore di battaglia. Quello sì un vero spettacolo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA