Domenica sera con la 38^ giornata si è consumato l’ultimo atto del campionato di serie A. In palio era rimasto solamente chi avrebbe dovuto accompagnare Inter e Atalanta in Champions League. Al tavolo dei pretendenti erano seduti in tre: Juventus, Milan e Napoli. Peccato, tuttavia, che i posti fossero soltanto due. Qualcuno, quindi, sarebbe rimasto inevitabilmente con il cerino in mano. Il destino si giocava su tre campi: Bergamo per Atalanta-Milan, Napoli per Napoli-Verona e Bologna per Bologna-Juventus.

Se la vittoria dei bianconeri era data quasi per certa, nel caso del Milan la cosa appariva un tantino diversa, anche perché c’era in ballo il secondo posto che garantiva qualche milionata di euro in più di contributi. La partita che molti consideravano, invece, in un certo senso già indirizzata, era proprio quella di Napoli, dove la squadra di Gattuso era ritenuta la favorita. A suffragare questa tesi anche il rendimento nell’ultimo periodo della squadra di Juric, costellato di sconfitte, anche se non tutte meritate, che lasciava presagire un esito completamente diverso da quello poi verificatosi.

Marco Davide Faraoni, autore del gol che ha eliminato il Napoli dalla corsa Champions

I gialloblù, infatti, contro ogni previsione, hanno fatto “saltare il banco”. La formazione di Juric ha imbrigliato il gioco di Insigne & C. che quasi mai sono riusciti a rendersi pericolosi. Alla fine il pari è risultato addirittura stretto per l’Hellas, che ha giocato ad armi pari contro i più forti e quotati avversari. Il merito più grande dell’Hellas, però, è stato quello di aver onorato fino in fondo la propria maglia e lo sport, il calcio in particolare, scendendo in campo con l’intenzione di non regalare nulla e non concedere sconto alcuno. Molti si sarebbero aspettati, forse, un atteggiamento più “remissivo”, vista l’assoluta assenza di stimoli, almeno sulla carta, per Faraoni & C., i quali sono stati presi anche a male parole dagli stessi avversari, “rei” secondo loro di impegnarsi oltre il necessario. Il Verona, invece, ha stupito tutti, anche le tante “malelingue benpensanti” che avrebbero messo la firma su un comportamento probabilmente diverso e magari più “accomodante”. Questo pericoloso retropensiero ha, poi, probabilmente acceso la miccia nello spirito di combattente mai domo di Juric, che in conferenza stampa è esploso, magari esagerando un pizzico i toni, davanti a una domanda che tanto banale non era.

Sul terreno del “San Paolo” – oggi “Diego Armando Maradona” in memoria del campione argentino recentemente scomparso – i gialloblù hanno, quindi, scritto un’importante pagina di sport ricordando a tutti l’importanza, ultimamente troppo spesso dimenticata, dell’onestà e della professionalità che nello sport, come nella vita, rimangono valori fondanti. Il resto sono parole al vento.

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