Il Chievo torna dalla trasferta più vicina dell’intero campionato, al “Menti” di Vicenza, con un pareggio che lascia un po’ di amaro in bocca. Un match che ricorda per certi aspetti quello giocato a dicembre al cospetto della Spal, quando gli uomini di Aglietti tornarono da Ferrara con la sensazione di aver buttato al vento due punti, contro un avversario che non avevano aggredito nel migliore dei modi. E non perché la squadra dei vari ex Di Carlo, Meggiorini, Rigoni e Jallow non abbia meritato il punto, nell’1-1 maturato grazie ai gol di Gori e di Margiotta, ma perché era evidente fin dalle prime battute del match una certa superiorità tecnico-tattica dei gialloblù sull’ambiziosa neopromossa di Patron Renzo Rosso. Una superiorità che, però, è stata ben mascherata dal credo tattico di Di Carlo, che ha messo undici uomini dietro la linea della palla, cercando di chiudere ogni spazio a Garritano e compagni.

Una tattica, questa, che ha pienamente ripagato l’allenatore ciociaro. Nel primo tempo i tiri in porta del Chievo si sono contati con il contagocce e, comunque, l’estremo difensore vicentino Grandi non ha dovuto compiere parate di rilievo. Merito soprattutto anche di Luca Rigoni, che da perno di centrocampo davanti alla difesa ha giocato un primo tempo davvero superlativo. Quarantique minuti di buon livello, disputati, a dirla tutta, un po’ da tutto il Vicenza che allo scadere della prima frazione di gioco ha trovato anche un insperato gol di Gori, abile e fortunato a deviare un tiro del compagno Berruatto e ingannare così l’incolpevole Semper. Un gol che, di fatto, ha rotto inaspettatamente gli equilibri e scompaginato i piani di Aglietti che, probabilmente, pensava di giocarsi il tutto e per tutto per la vittoria nella ripresa e che, invece, ha dovuto a lungo inseguire gli avversari, dovendo quasi ringraziare Margiotta per aver evitato una sconfitta che sarebbe stata senz’altro cocente.

Amato Ciciretti – – BPE Maurilio Boldrini

Al di là di queste considerazioni c’è da dire che nel primo tempo il Chievo si era disposto con il modulo di “mourinhiana memoria”, un 4-2-3-1 con il trio dai piedi buoni Ciciretti, Garritano e Giaccherini alle spalle dell’unica punta De Luca. Una disposizione tattica che vorrebbe esaltare da una parte la qualità, presente in abbondanza, nella rosa del Chievo e dall’altra in parte sopperire, forse, alla scarsa vena realizzativa che i vari attaccanti, abilissimi sempre a dare una mano in fase di interdizione e costruzione, hanno fin qui spesso dimostrato. Anche se, a dire il vero, proprio De Luca, in campo dal primo minuto, era andato in gol nella recente sfida del Bentegodi contro la Virtus Entella. In questo modo, però, Aglietti dipende forse un po’ troppo dal gioco che passa per le linee centrali, si sfruttano meno le corsie esterne – vero e proprio punto di forza della squadra con Mogos e Renzetti a spingere sempre con grande propositività – e, soprattutto, si è appesi alle giocate dei tre trequartisti. I quali, se sono in vena, possono decisamente far saltare il banco e condurre il Chievo alla vittoria. Se, al contrario, sono meno ispirati, il gioco è meno fluido e diventa tutto più complicato. E ieri sera Garritano si è dannato l’anima e corso per quattro ma non ha potuto incidere più di tanto in zona gol. Ciciretti, dal canto suo, ha cercato qualche giocata delle sue ma è stato ben controllato dalla difesa avversaria mentre Giaccherini si è fatto notare esclusivamente per un calcio di punizione nel primo tempo, andato a pochi centimetri dall’incrocio dei pali. Troppo poco per uno come lui che in serata indossava anche la fascia di capitano. Il “Giak”, giocatore di categoria superiore, non ha ancora trovato quest’anno la forma giusta e quando arriverà, probabilmente il Chievo riuscirà a volare ulteriormente, grazie alle sue giocate e alla sua personalità. Ieri, però, non era in serata e, purtroppo, si è notato.

Margiotta, in una foto relativa alla partita di inizio dicembre contro il Frosinone – BPE Maurilio Boldrini

Non è certo un caso se, nel secondo tempo, l’allenatore toscano del Chievo è riscorso ai ripari gettando nella mischia Djordjevic e Margiotta (poi andato in rete) al posto dello stesso Giaccherini e di De Luca, passando a un più efficace 4-4-2. Certo, anche prima del cambio di modulo il Chievo aveva dimostrato di voler schiacciare sull’acceleratore per raggiungere in breve tempo il pareggio e poi, chissà, magari anche la vittoria, ma di fatto le azioni più pericolose sono arrivate proprio quando si è cominciato a presidiare meglio le fasce, liberando soprattutto Mogos sulla destra di andare fino in fondo a crossare, e in mezzo c’erano almeno due terminali offensivi a creare un po’ di scompiglio nella difesa biancorossa. Tanto che poi, su azione di calcio d’angolo ottenuto proprio da Margiotta, lo stesso attaccante è riuscito a saltare più in alto di tutti e a segnare il gol del meritatissimo 1-1. Un gol che, a dirla tutta, non spegneva la foga del Chievo, che si gettava nei quindici minuti finali all’arrembaggio per cercare di portarsi a casa l’intera posta in palio, ma un Di Carlo sempre molto bravo nel serrare i ranghi, con un paio di cambi azzeccati (che andavano a rinforzare la mediana e la difesa), riusciva a congelare (in una serata peraltro già “ghiacciata” di suo dal punto di vista meteorologico) fino al triplice fischio finale il punteggio e a strappare contro la più quotata avversaria un preziosissimo punto per la squadra di casa.

Poco male. Il Chievo, anche se meno brillante di altre volte, ha comunque continuato nella sua striscia di risultati utili consecutivi, ora arrivata a otto gare, mentre all’orizzonte si profila sabato alle 14 la trasferta di Ascoli, un altro appuntamento da non sbagliare. Subito dopo, mercoledì 27 gennaio, ci sarà la sfida ad alta quota contro il Cittadella, in un altro derby che recupera una gara saltata a causa del Covid-19 un mese prima. Due gare importanti, che chiuderanno di fatto il girone d’andata. Il 31 gennaio, infatti, si ripartirà con la sfida al Bentegodi contro il Pescara nella prima giornata di ritorno.