Un memoir 2.0 di istanti effimeri, una passeggiata in punta di piedi in una Verona che non c’è più. Uno stordimento di pellicce e cappellini, un en plein air di scorci e vedute di una città giustamente tronfia della sua bellezza. Momenti intrappolati in immagini che lasciano sbigottiti tra biasimo e stupore: questo e tanto altro è Verona Yesterday, l’ambizioso progetto fotografico di Matteo Guidotto. «Sono un trevigiano trapiantato e innamorato di Verona da quasi dieci anni, città con cui ho intrecciato una vera e propria relazione ma, come tutti gli amori più furenti, non sempre è corrisposto. Credo sia pregna di storia e bellezza che vadano raccontate. È ricca di contraddizioni, di zone grigie e fessure che a ben guardare somigliano a delle rughe. Insieme all’amico Leopoldo Tinazzi, quasi per scherzo, abbiamo deciso di creare una raccolta fotografica in stile pop per narrare la Verona che c’era una volta. Ma non è una banale favola vintage, è un modo ironico e canzonatorio per far sorridere e per mostrare che non sempre ‘era meglio prima’».

Matteo Guidotto

Ben presto lo scherzo è diventato serietà visto l’immediato successo e i numerosi feedback positivi: commenti, like e condivisioni fanno rimpallare sui social le foto di Verona Yesterday già dai primi post.

«Ho una formazione nel campo informatico e sono appassionato di fotografia, l’unica mia inclinazione artistica di eredità materna: miscelando questi due ingredienti ho sfornato Verona Yesterday. Nessuna velleità didattica né volontà di fare testimonianza storica. L’obiettivo è rendere una sensazione, uno stato d’animo, in una sorta di storytelling emozionale e didascalico quanto basta. Volevo sperimentare alcune logiche di Instagram e mi sono messo a studiare gli algoritmi. Poi, attraverso un’operazione archivistica, ho messo insieme le varie foto unendole a contributi di gruppi, raccolte e immagini che mi vengono inviate di giorni in giorno e che trovo curiose. Non ho fissato un planning, i post corrispondono al mood con cui mi sveglio la mattina perché è un progetto basato sull’empatia: voglio emozionare e far sorridere, non insegnare».

Una bimba con i “tradizionali” piccioni
in Piazza dei Signori

Matteo Guidotto vuole tenere alla larga i nostalgici per partito preso evidenziando come tutto ciò che è ieri non sia per forza dorato: le contraddizioni sono state tante, così come gli scivoloni edilizi e gli atteggiamenti affettati di costume. Nonostante questo Verona era bella ed è bella. Ha messo qualche toppa a delle falle ma, nel frattempo, si è macchiata di qualche altro peccatuccio.

«In queste foto vedi ciò che non ti aspetti e sgrani gli occhi. Eventi e fatti incredibili che oggi non riusciremmo a tollerare come le macchine in piazza Bra o lo shop cinese all’inizio di via Mazzini che impesta tutta la via di patchouli; fare lo slalom in piazza Erbe per poter passeggiare sul Liston. Signorotti inutilmente incravattati all’inaugurazione del restauro di Ponte Pietra mentre sono immersi nell’olezzo di feci di cavallo. Ironica e sorprendente, irriverente e al limite del ridicolo. Sicuramente contraddittoria e per questo affascinante. Una Verona che cambia, che non è sempre perfetta come vuole mostrare. Semplicemente, come tutte le città, è figlia del suo tempo e viene plasmata dalle persone che la abitano, dalla gente che la respira ogni giorno. Oggi non è né meglio né peggio di com’era, è solo diversa».

Come quando rileggi più volte la stessa riga di una poesia e, pur conoscendola a memoria, ci trovi una sfumatura nuova perché aderisce al tuo stato d’animo e cambia al tuo mutare. Così, guardando queste foto, scopri le storie nascoste dei sampietrini che calpesti ogni giorno andando in ufficio, dell’insegna del baretto dove prendi il caffè e della statua del Barbarani che il tuo cane, puntualmente, vuole usare come vespasiano. Verona Yesterday è una pagina che piace perché è un progetto che colpisce dove fa più male: le convinzioni. Sbriciola completamente la comfort zone aberrando la distorsione per cui la perfezione sia l’obiettivo da raggiungere, che l’efficienza e la sobrietà estetica siano nel DNA degli scaligeri. Sentire comune vuole che sia una città nata adulta con queste cromie lattiginose che la rendono rassicurante e quella leggera nebbiolina che le concede un fascino velato. In realtà, Verona, prima di diventare una signora è stata una cortigiana.

“Madonna Verona” in piazza Erbe

«Vorrei istillare consapevolezza ed evitare che la gente si gonfi la bocca di critiche senza fondamenta: quando vi lamentate che oggi l’Arena è deturpata dai concerti trap, ricordatevi che prima era rossa del sangue della corrida. Oppure, quando alzate l’indice bacchettone sui “negozi di mutande” in centro guardate le foto: prima lì campeggiava, enorme, la pubblicità non tanto educativa del Vermut. Un atteggiamento anti-bigotto che vuole raggiungere ogni fascia di età e, col progetto in cantiere, anche i bambini. Infatti, insieme al regista Valerio Bufacchi, stiamo scrivendo il racconto di Verona per i più piccoli: una sorta di tour guidato che non annoi ma renda entusiasmante la scoperta dei luoghi storici anche per chi li guarda da una prospettiva diversa. Narrare la città che amo attraverso favole, filastrocche e disegni l’allontanerebbe da quell’aggettivo che ai bambini piace tanto usare: “palloso”. Scoprire palazzi e giardini circondati dall’abbraccio dell’Adige in modo divertente vuol dire ricordarli, farne bagaglio e portarne un pezzetto nel cuore mentre si cresce».