Uscendo dalla sala dopo la proiezione di Gemini Man, l’unico pensiero che rimane in testa è quanto sia più facile al giorno d’oggi clonare i film anziché gli esseri umani.

Partendo da un’idea già ampiamente sfruttata ancor prima della nascita della pecora Dolly, quello che un tempo veniva definito un Autore si diverte come un mestierante da film d’azione qualsiasi, coinvolgendo quello che un tempo era un attore di sicuro successo al botteghino e che ora deve addirittura farsi in due per poter far parlare di sé.

Che Ang Lee fosse, in fondo, un simpatico cazzaro amante della tecnologia e dei film non esclusivamente “impegnativi”, era una cosa già nota fin dal suo Hulk (2003) che riuscì – cosa più unica che rara – a scontentare gli amanti del fumetto della Marvel quanto coloro che lo avevano seguito fino a quel momento elogiandolo per la delicatezza dei suoi Mangiare bere uomo donna e Ragione e sentimento, senza contare il sopravvalutato La tigre e il dragone che ebbe il solo merito di far conoscere il genere wuxiapan al pubblico occidentale e non solo ai nerd che al tempo già si scambiavano vhs di contrabbando provenienti dai paesi asiatici.

Con questa lunga premessa potreste pensare che l’ultima fatica del regista di Taiwan non mi sia piaciuto, ma non ho specificato due cose importanti: Hulk mi divertì al netto dei suoi non pochi difetti e, coming out non necessario, mi piacciono anche i buoni film d’azione.

Gemini Man parte alla grande e, per la prima mezz’ora, lascia ben sperare in un’evoluzione della storia che poi purtroppo non avviene, ma se non altro sa intrattenere a dovere fino allo sbrigativo e scontato finale.

Il fatto è questo: Ang Lee per la sua pellicola ha sfruttato una tecnologia che in un cinema attrezzato per un buon 3D Plus (120 fotogrammi al secondo anziché i soliti 24) avrebbe fatto fare un emozionante giro in giostra agli spettatori, ma se proiettata in modo tradizionale l’effetto sarebbe stato quello di un film action come tanti. La recensione che state leggendo si basa su quest’ultima monca esperienza, quindi sappiatevi regolare.

“Two Will is megl’ che one” e così, per la prima volta, riusciamo a goderci un personaggio semi-virtuale che non sappia di posticcio (tipo il terribile ringiovanimento dei ragazzini del secondo capitolo di It), regalando ad attori ormai troppo vecchi per saltare da un palazzo all’altro una speranza per la propria appannata carriera di action hero. La cosa ancora da risolvere, ma è solo una questione di tempo, riguarda i movimenti dei personaggi in alcune scene che li fanno sembrare quelli di un videogioco togliendo la già bassa credibilità al tutto.

Concludendo: Gemini Man non brilla per originalità e non sviluppa adeguatamente lo spunto iniziale adagiandosi su uno “scappa e rincorri” in giro per il mondo già visto in troppi Bond e non solo, però grazie anche alla simpatia degli interpreti e ad un buon ritmo riesce a far trascorrere dignitosamente un paio d’ore. I fan del genere sapranno apprezzare.

Voto: 3/5

Gemini Man

Regia di Ang Lee
Con Will Smith, Mary Elizabeth Winstead, Clive Owen, Douglas Hodge, Benedict Wong, Ralph Brown, Linda Emond, Theodora Miranne, David Shae e Tim Connolly