La ripresa del campionato mondiale di Formula 1, nel prestigioso circuito belga di Spa Francorchamps, dopo una pausa estiva durata un mese, pareva iniziata sotto i migliori auspici. L’ottima pole position conquistata al sabato dal ferrarista Charles Leclerc – autore di un giro con cui ha rifilato ben 7 decimi di distacco al secondo classificato, il più esperto compagno di squadra Sebastian Vettel – aveva fatto provare un sussulto agli appassionati, rassegnati ad una stagione che, salvo alcuni sprazzi di brio dovuti alle performance di Max Verstappen e dello stesso Leclerc, è dominata da Lewis Hamilton e dalla Mercedes.

Anthoine Hubert

Purtroppo quanto accaduto al sabato pomeriggio, durante la gara sprint di Formula 2 – campionato collaterale alla massima serie, che si svolge su buona parte degli stessi tracciati – ha fatto ripiombare tutto il circus in un clima funereo che non si viveva da tempo. Un terribile incidente avvenuto ad altissima velocità, in uscita della leggendaria curva di Eau Rouge, ha causato la morte praticamente sul colpo del giovane talento francese Anthoine Hubert e il serio ferimento dell’americano Juan Correa. D’improvviso tutto il motorsport si è trovato a fare i conti, per l’ennesima volta, col rischio che è insito nella sua stessa natura. 

Per quanto negli ultimi decenni, in particolare dalla morte di Ayrton Senna avvenuta sul tracciato di Imola nel 1994, sia stato fatto tantissimo per la sicurezza in pista – sia con l’incremento della solidità delle vetture sia con le modifiche alla conformazione degli autodromi – gli sport motoristici restano tutti pericolosi e l’imponderabile è sempre dietro l’angolo. Pertanto è normale che in questo mondo non venga considerato cinico che lo spettacolo prosegua, nonostante tutto. In particolare i piloti non possono concedere troppo il fianco a pensieri ed emozioni, neppure se si tratta di amici, com’era il caso del povero Hubert per Leclerc. Perché la paura è un sentimento che ogni pilota non può permettersi di provare, se vuole continuare a dare il massimo in pista. Non a caso Enzo Ferrari amava definirli “cavalieri del rischio”.

Charles Leclerc

È sicuramente con questo spirito che il giovane campione monegasco ha affrontato l’indomani la corsa belga, consapevole di dover spingere fin dal primo giro per aggiudicarsi la sua prima vittoria in Formula 1, al volante della Rossa. Così Leclerc ha condotto la gara in modo magistrale, restando quasi sempre nella posizione di testa e rintuzzando nel finale l’attacco di Hamilton. Un risultato meritatissimo, che lo ripaga delle delusioni patite in altre gare di questa stagione, dove aveva solo sfiorato il gradino più alto del podio.
In più un auspicio per la sua carriera, perché anche un campionissimo come Schumacher colse il suo primo successo nella massima serie sull’impegnativo tracciato delle Ardenne, alla sua seconda stagione in Formula 1.

Le Mercedes non sono state particolarmente performanti in qualifica, ma sul passo gara erano veloci almeno quanto la Ferrari e con minore usura dei pneumatici. Provvidenziale per la vittoria della Rossa è stata anche la strategia del muretto di Maranello, che ha messo Vettel a rallentare Hamilton nella fase decisiva della corsa. Altri ottimi protagonisti sono stati Perez e Albon, quest’ultimo al debutto sulla Red Bull in sostituzione del deludente Gasly.

Ora il circus si sposta a Monza, dove già domenica prossima si disputerà il gp d’Italia. Il tracciato brianzolo appare il più favorevole alle caratteristiche della Ferrari SF90, dotata del miglior motore del gruppo. Una doppietta in casa, davanti ai Tifosi, sarebbe quanto mai auspicabile per salvare una stagione che ormai vede la Rossa tagliata fuori dalla lotta per i titoli piloti e costruttori. Il responso alla pista.