Premessa necessaria ma non sufficiente per comprendere alcuni eventi diciamo bizzarri che hanno costellato l’attualità degli ultimi tempi. È ormai doxa assodata e (auto)certificata che, mediamente, noi popolo italico abbiamo: 

a. il senso civico di un criceto (basti pensare alla tendenza a saltare le file o alle nostre percentuali di nero ed evasione, circa più o meno quasi pari al Pil di un qualunque paese centrafricano che si rispetti) strafatto di noccioline geneticamente modificate per correre di più e meglio nella ruota

b. una spiccata propensione alla tuttologia enciclopedica, per cui quando brucia Notre-Dame siamo tutti architetti e restauratori, quando gioca la Nazionale tutti commissari tecnici e strateghi calcistici, quando c’è da fare la manovra finanziaria tutti economisti ed esperti di spread (con punte a volte stratosferiche, vedasi l’ormai celebre “questo lo dice lei”), quando c’è da parlare di vaccini e/o Covid-19 (il cui nome a te fa pensare a Guerre Stellari, tipo a un altro C1-B8 solo più cattivo) siamo tutti medici ed esperti virologi, una roba tipo #Burioni,c’estmoi.

Ormai tutti – ivi compreso il tuo cane – conoscono quali sono le misure da attuare per cercare di arginare l’attuale emergenza impedendo così altri morti (tra cui potrebbe esserci anche nostro padre e/o nostra nonna, perché il virus è parecchio democratico eh, viene dalla Cina ed è probabilmente comunista, quindi non fa distinzione di classi sociali/sesso/simpatia/estetica) e il collasso del sistema sanitario. Il tutto favorendo contestualmente un più veloce ritorno ad una presunta normalità in cui potremo continuare ad evadere (le tasse) come e più di Papillon, noto evasore (dalle galere). Questo perché, come dicono vari medici (punto spoiler alert) ormai esausti nel ripetere lo stesso disco – informazioni confidenziali confermano che gli stessi hanno ormai attivato un ologramma molto verosimile che manda la registrazione a ripetizione, ché loro loro quelli veri c’hanno altro da fa’ in questo preciso momento, lorsignori scusassero –, non moriremo tutti. Solo alcuni di noi, i più deboli e i più fragili, che già però non è bello. Oggi domenica 8 marzo, Festa della donna mai meno festiva, si sa anche che si estenderanno le zone rosse e che sostanzialmente si blinda la Lombardia, ormai collassata dal punto di vista medico. 

Nonostante tutto ciò, a noi piace farlo strano. Quindi, invece di fare per una volta nella nostra vita come ci dicono quelli che sanno più di noi, quelli che mediamente stigmatizziamo come i “professor-oni, -ini, -acci” eccetera, così da cavarcela (forse) prima e meglio (cfr. https://www.ilsole24ore.com/art/perche-non-rispettare-raccomandazioni-e-regalo-coronavirus-ADeBDCB?refresh_ce=1), noi oscilliamo tra:

la psicosi: “moriremo tutti gesummaria”

il lassismo: “sono i soliti esagerati”, “tanto muoiono solo i vecchi” [roba già orribile anche solo a sentirla, oltre che non scientificamente vera]

l’incoscienza, altrimenti non si spiegherebbero le varie “socialità contro la psicosi” del 5 marzo scorso in zona Mestre, le calche di gente per vedere l’Elettra nazional(-popolar)e in Abruzzo, le ideone del tutto gratis (spritz a Venezia, parcheggi in centro a Verona, e via così, ché è pure un pessimo investimento personale, perché certo risparmi sullo spritz, ma poi l’Amuchina la paghi più della droga pesante) e del #questoequellononsiferma. Nessuno si ferma, e te lo mostriamo, con conseguenti foto e video di gente sorridente che prende aperitivi e fa palestra e fa windsurf e va in Arena e va in barca e fa centomila altre cose (tu cominci peraltro a chiederti se anche in tempi normali, quando comunque le giornate restano di 24 ore, questi che fanno tutte ‘ste cose l’Amuchina non se la sniffino). Perché noi “non abbiamo paura”. Noi siamo impavidi, anche se intanto ti chiudono non dico il bar sottocasa, ma la Lombardia. Che poi, ovvio che la versione cattiva di C1B8 è un disastro nazionale per l’economia e che qualcosa si dovrà pur fare, ma forse possiamo farla tra un po’, visto che prima rottamiamo il Covid19 e prima ci si potrà provare tornando appunto a fare quintalate di nero. 

La vignetta di Zerocalcare

Comunque. Tornando alle premesse necessarie ma non sufficienti. A ‘sto punto, visto che sei italiana pure tu e quindi propensa al punto b, decidi di parlare più o meno a cazzo anche tu. Quindi ti sentiresti di lanciare un hashtag sulla falsariga di uno dei tuoi idoli indiscussi (cioè Zerocalcare), riuscendo nell’impresa retoricamente impegnativa di parlare a cazzo per asserire che non bisogna parlare a cazzo: #esisteilsilenzio. “Se uno non c’ha un cazzo da dire” (cit.), può può anche fare a meno di concionare più o meno a sproposito. Può anche ascoltare (per adesso, poi torniamo a dire quel che ci pare anche sui processi di fissione nucleare o sull’evoluzione del latino volgare nella comunità toscana di dio-sa-dove nel basso Medioevo) e seguire cosa ci consiglia (per il bene di tutti) chi ne sa più di noi, complotti giudeo-plutomassonici-lobbisti-lgbt-e-dei-robottini-C1B8-uniti-contro-l’-umanità a parte. Lo dicono, bontà loro, anche gli allenatori di calcio (https://youtu.be/DkIZZCbxngQ). 

Parafrasando l’ormai celebre slogan del comitato degli studenti medi di Venezia-Mestre che predicano il volemose bene viscini viscini come “atto rivoluzionario” da Che Guevara de noantri e anestetizzato, per noi popolo italico il vero “atto rivoluzionario” sarebbe (per una volta) quello di seguire le regole. Tu pensi così. Però sai di essere in contraddizione retorica (autoconfessata). E avanti…

Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita./Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte/che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;/ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,

dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte./Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,

tant’era pien di sonno a quel punto/che la verace via abbandonai.

Dante Alighieri, CommediaInferno, Canto I