Un linguaggio diretto, privo di slogan e costruito sull’esperienza. È quello di Carlotta Pizzighella, avvocata e figura emergente di Forza Italia Veneto, oggi in corsa per le elezioni regionali del 2025. A distinguerla è un approccio che intreccia le competenze giuridiche con una visione sociale: la famiglia come fondamento della comunità, la sicurezza come condizione per il vivere civile, l’educazione come forma di libertà. Nel dialogo con la nostra redazione, Pizzighella racconta un percorso personale e politico radicato nel territorio, con l’obiettivo di restituire alle istituzioni credibilità, concretezza e vicinanza ai cittadini.

Candidarsi alle Regionali è una scelta importante. Da dove nasce questa decisione e quale percorso l’ha portata fin qui?

«Nasce da una passione vera, maturata nel tempo. Sono impegnata da oltre dieci anni in politica, ma da due anni ricopro un ruolo specifico come responsabile del Dipartimento Famiglia per il Veneto all’interno di Forza Italia. È stata un’esperienza che mi ha permesso di capire quanto la politica, se fatta con serietà, possa davvero cambiare le cose. Non è un passo improvvisato: è la naturale prosecuzione di un impegno civico e personale che porto avanti da anni.»

Lei è avvocata di professione. In che modo questo influenza il suo modo di fare politica?

«Il diritto mi ha insegnato a essere pragmatica, a cercare la soluzione e non il problema. Quando si lavora con le persone, bisogna saper ascoltare prima di decidere. La politica dovrebbe funzionare allo stesso modo: non calare decisioni dall’alto, ma partire dalla realtà, dalle esigenze quotidiane. Penso che oggi servano più competenze e meno slogan.»

Come descriverebbe i valori che vuole portare in questa candidatura?

«Direi senso della comunità, rispetto delle regole, concretezza. Credo nella politica come servizio, non come carriera. E credo che il Veneto abbia bisogno di tornare a valorizzare le sue radici: la famiglia, il lavoro, il volontariato, l’impegno civico. Questi sono i pilastri su cui si regge la nostra società.»

Parliamo del suo ambito specifico: la famiglia. Come responsabile del Dipartimento Famiglia di Forza Italia Veneto, quali sono le priorità?

«La casa, prima di tutto. Oggi anche con due stipendi molte giovani coppie non riescono a comprare o affittare un’abitazione. Serve un piano casa serio, con incentivi e sgravi fiscali. Poi la conciliazione tra vita e lavoro, perché troppe donne si trovano costrette a scegliere tra la maternità e la carriera. E infine il sostegno ai caregiver, cioè a chi si prende cura dei propri familiari fragili: anziani, malati, disabili. Sono figure fondamentali ma troppo spesso invisibili.»

Che cosa servirebbe, concretamente, per migliorare la vita dei caregiver?

«Prima di tutto un sistema di rete. Oggi chi si trova in quella condizione spesso non sa a chi rivolgersi. Servono sportelli dedicati, punti di ascolto, e soprattutto un coordinamento tra i servizi sanitari, sociali e comunali. E poi un aiuto economico stabile, non solo bonus una tantum. I caregiver sostengono una parte enorme del welfare italiano: vanno riconosciuti come una risorsa, non come un peso.»

Nella sua visione c’è spazio anche per il benessere animale, un tema che in molti sottovalutano.

«Sì, perché riguarda la società nel suo complesso. Gli animali d’affezione sono spesso una compagnia fondamentale per le persone anziane o sole. Ma mantenerli è diventato costoso: servono misure di sostegno, sgravi fiscali, convenzioni con le strutture veterinarie. Prendersi cura di un animale è un atto di civiltà, e chi lo fa non dovrebbe essere penalizzato.»

Veniamo a un altro tema a lei caro, quello della sicurezza. Da dove si comincia?

Carlotta Pizzighella

«Dalla presenza sul territorio. Verona, ad esempio, vive una situazione di fragilità crescente: mancano controlli e presidio costante. Le forze dell’ordine fanno un lavoro straordinario, ma vanno messe in condizione di operare. La sicurezza non è solo ordine pubblico, è anche decoro urbano, rispetto degli spazi, illuminazione, manutenzione, presenza civica. Quando una città è vissuta e curata, si difende da sola.»

Come si concilia, secondo lei, sicurezza e accoglienza?

«Con l’educazione. Serve una cultura del rispetto che parta dalle scuole. L’educazione civica deve tornare a essere una materia viva, non un’ora riempitiva. I ragazzi devono capire che la libertà ha delle regole, che il bene comune è una responsabilità condivisa. Da madre credo che l’esempio, a casa e nelle istituzioni, sia la prima forma di educazione alla legalità.»

In che modo si possono coinvolgere i giovani?

«Attraverso il dialogo diretto. Non credo nelle campagne social fini a sé stesse: vanno bene per informare, ma non bastano per costruire relazioni. Voglio organizzare incontri, anche informali, per parlare di partecipazione, di impegno civico, di futuro. I giovani si allontanano dalla politica perché la percepiscono distante o inutile. Dobbiamo restituire loro fiducia e strumenti per incidere davvero.»

Parlava di ascolto: come si traduce questo principio nella pratica amministrativa?

«L’ascolto è la base di tutto. Non si può governare senza sapere cosa vive la gente. Io credo molto nei tavoli tematici, nelle riunioni con categorie, associazioni, comitati civici. Bisogna tornare a incontrare le persone, nei paesi e nei quartieri. Troppo spesso le istituzioni parlano un linguaggio che non è più comprensibile ai cittadini. È compito nostro renderlo accessibile e trasparente.»

Lei ha accennato più volte al rapporto tra Verona e la Regione. Cosa manca, secondo lei, in questa relazione?

«Verona deve tornare protagonista. È una città con potenziale enorme, ma spesso poco rappresentata a Venezia. Penso alla sanità, ai trasporti, alla cultura: serve una presenza politica che sappia portare la voce del territorio in Regione. Non possiamo continuare a subire decisioni calate dall’alto.»

Da donna e professionista, che idea ha della parità di genere nella politica veneta?

«C’è ancora molto da fare. La presenza femminile è cresciuta, ma spesso più in termini numerici che di reale rappresentanza. Io credo che le donne portino uno sguardo diverso, più pragmatico e attento alla quotidianità. La politica deve imparare ad accogliere queste competenze, non a metterle ai margini. E deve offrire alle madri la possibilità di conciliare davvero lavoro e famiglia. Il lavoro deve adattarsi alla vita, non il contrario.»

Dopo trent’anni di governo di centro-destra, con alcune cose che di sicuro non sono andate migliorando (come il consumo di suolo e la Sanità), perché secondo lei gli elettori dovrebbero continuare a votare per la sua “parte”?

«Perché è quella la strada e non va cambiata. Perché in questi anni sicuramente si è governato bene, anche se tutto è ovviamente perfettibile e migliorabile. E lo si può fare portando a Palazzo Ferro-Fini persone nuove, che portino linfa nuova, entusiasmo nuovo e idee nuove, pur proseguendo nel solco di quello che è già stato tracciato, che a mio modo di vedere rimane positivo.»

In chiusura, qual è il messaggio che vuole lanciare agli elettori veneti?

«Vorrei dire che la politica non è una cosa distante. È fatta di scelte concrete, che incidono sulla nostra vita quotidiana. Io credo in un Veneto più organizzato, più efficiente, ma soprattutto più umano. Le persone devono tornare a fidarsi delle istituzioni, e questo accade solo se chi le rappresenta ascolta, risponde e mantiene gli impegni presi. È questo il mio obiettivo.»

Pizzighella, al centro, fra il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e Flavio Tosi, coordinatore regionale di Forza Italia in Veneto.

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