Torna Ludus, il festival studentesco organizzato da UDU Verona e dalla Consulta dell’Accademia di Belle Arti di Verona che negli ultimi anni ha saputo trasformare il Polo di Santa Marta in uno spazio vivo di cultura e partecipazione. Per quattro giorni, dall’aperta mattina alle serate animate da musica e laboratori, l’Università di Verona ospiterà incontri e conversazioni dedicate ai temi che più attraversano il presente: la sostenibilità ambientale e sociale, il diritto all’istruzione, le disuguaglianze e la libertà dei popoli.

Il progetto è ideato e organizzato dagli studenti e dalle studentesse, con l’intento di restituire all’ateneo la sua funzione più politica e collettiva: quella di laboratorio civile dove si costruiscono senso e comunità.

Quattro giornate intense

Il festival si apre mercoledì 15 ottobre con una giornata che mette al centro la dimensione economica della vita studentesca, affrontando con tono pratico e riflessivo il tema del benessere finanziario sotto il titolo provocatorio “Non posso, non ho soldi”. Occasione per discutere strumenti di gestione, pratiche di mutualismo e percorsi di sostegno per chi studia, quella giornata cerca di fotografare il rapporto reale tra giovani e risorse nel tempo della precarietà, trasformando il disagio in proposta collettiva. Giovedì 16 si passerà a confrontarsi con l’impatto della moda: il dibattito sul fast fashion proverà a mettere a fuoco non solo l’emergenza ambientale, ma le condizioni di lavoro che sostengono un modello di consumo veloce, interrogando i possibili percorsi di eleganza etica e consumo consapevole. All’incontro parteciperà anche Giulio Todescan, direttore della rivista Vez.News partner di Heraldo.

Patrick Zaki, dal suo profilo Facebook

Venerdì 17, giornata cardine del festival e intitolata alle “crisi globali”, vedrà la presenza di Patrick Zaki che porterà la propria esperienza di ricercatore e attivista in dialogo con studenti, docenti e rappresentanti di associazioni; il suo intervento non sarà soltanto il racconto di una vicenda personale, ma un richiamo forte alla responsabilità collettiva nel difendere la libertà di espressione e il valore della ricerca critica.

Ricercatore, attivista per i diritti umani e simbolo internazionale della libertà di espressione, Zaki porterà a Verona la sua voce, la sua storia e la sua testimonianza. Dopo la lunga prigionia in Egitto e la successiva scarcerazione, il suo impegno continua come gesto di restituzione e di speranza. Incontrarlo in un contesto universitario, di fronte a centinaia di studenti, assume un significato profondo: non è solo un racconto individuale, ma un invito a non smettere di interrogarsi, a non rimanere spettatori di fronte all’ingiustizia. La presenza di Zaki si inserisce in un percorso più ampio che Ludus porta avanti da anni, fatto di confronto diretto e di ascolto reciproco. Parlare di diritti umani e di libertà accademica dentro un ateneo significa riaffermare che la cultura non è un lusso, ma una forma di resistenza civile. La parola, in questo contesto, diventa strumento di cura e di libertà: un modo per ridare valore al pensiero, sottraendolo alla logica della semplificazione e del consenso immediato.

Infine, sabato 18 la dimensione comunitaria prenderà forma attraverso riflessioni sulla rigenerazione urbana e sugli spazi condivisi, chiudendo la rassegna con la testimonianza diretta di Simone Zambrin, della Global Sumud Flotilla, che racconterà il valore concreto dell’attivismo e della solidarietà internazionale nei contesti di conflitto.

Un festival di comunità

Ludus non si limita ai soli talk: i corridoi e i cortili di Santa Marta ospiteranno workshop autogestiti, laboratori creativi e momenti musicali che fanno del festival un’esperienza partecipata, capace di intrecciare teoria e pratica. È proprio questa commistione tra riflessione e azione a dare al festival la sua cifra: non proposte preconfezionate ma domande che circolano, persone che si mettono in ascolto e pratiche che nascono dal basso. Accogliere figure come Zaki significa infatti scommettere sulla capacità di una generazione di tenere insieme memoria e progetto, indignazione e cura: ascoltare il racconto di chi ha subito repressione e poi ha scelto di tornare a confrontarsi pubblicamente è un’occasione per interrogare le forme della solidarietà e il ruolo dell’università come spazio di tutela dei diritti.

Nel respiro più ampio del festival, la parola comunità ricorre come motivo e come obiettivo. Gli incontri vogliono sondare — senza retorica — le possibilità di ricostruire legami sociali in una città che cambia, immaginare economie più giuste e stili di vita meno estranei all’ambiente e agli altri. Ludus propone di restituire valore al confronto e alla complessità: qui il sapere è pratica politica, la cultura è cura, e la formazione si apre al mondo.

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