Proseguiamo con l’analisi delle pagine social dei principali partiti che partecipano alla campagna elettorale, in vista dell’election day del 25 settembre: attraverso il focus sulle pagine Facebook e Instagram di Lega, FdI, PD e M5S, vediamo – rispetto alle settimane precedenti – come si stato evolvendo gli schemi propagandistici delle principali forze politiche. Il Corriere della Sera, in un sondaggio pubblicato il 24 agosto, sottolinea che è il tema economico quello che più interessa l’elettorato: vediamo se questo incide anche sulle strategie social.

Lega – Salvini Premier. Follower FB 1,2 mln; Instagram 319mila.

La Lega-Salvini Premier si conferma fucina instancabile di post e post-it, con un fiume di richiami agli interventi televisivi nelle piazze e nelle trasmissioni televisive e radiofoniche. Come tendenza, si nota la graduale scomparsa della campagna con l’hashtag #25settembrevotoLega, che i militanti dovrebbero aggiungere alla propria bio mentre rimane presente la campagna social #credo. I temi si stanno focalizzando, a meno di venti giorni dalle elezioni, sulla questione fiscalità ed energia: va in questo senso rilevato che quello che era stato da alcuni giornali segnalato come uno scivolone (la richiesta di Salvini di rivedere le sanzioni alla Russia) è nei fatti una decisione rivendicata e apparentemente condivisa dagli utenti della pagina. Prendendo a campione i giorni dal 4 al 7 settembre, i volti polemici contro cui scatenare “i due minuti d’odio” sono sempre gli stessi: Letta (5 post), Lamorgese (2), Speranza (1). Interessante l’affondo contro Grillo che, per una volta, non si focalizza sull’RdC quanto piuttosto sull’introduzione degli insetti nelle mense scolastiche.

Fratelli d’Italia. Follower FB 441.913; Instagram 218mila (in crescita).

Prendendo a confronto il periodo 3-7 settembre, si nota come la produzione di post su Facebook sia meno di un decimo di quello della Lega. Molti i temi, tra cui quello del complotto contro FdI (la stampa, la sinistra, i gruppi antagonisti), una discreta sicurezza sulla vittoria alle prossime elezioni, qualche riferimento all’immigrazione. A differenza della Lega, il tema energia viene poco considerato e, in realtà, la pagina sembra focalizzata sulla differenza di valori tra destra e sinistra, come se parlasse a un’utenza che non va convinta nel merito ma accesa nella competizione contro il tradizionale “avversario”.

Partito Democratico Follower FB 40″.115; Instagram 133mila (in leggera crescita).

Molto attiva la pagina del PD, che – come la Lega – segnala tutti i passaggi televisivi e radiofonici dei suoi leaders e continua la sua discussa ma chiara campagna #scegli. Molti i temi sul tavolo, ma alcuni sono preminenti: il PD come argine dalla destra populista alla “après nous, le déluge”, la promessa di occuparsi di lavoro, scuola e giovani come facevano una volta i partiti di sinistra. Interessante una distinzione sul tema reddito/sostegno del reddito: il PD, mentre tratta i partiti di destra come un unico monolite, si pone in diretta competizione con il Movimento 5Stelle in tema di salario minimo e anima “progressista”.

Movimento 5 stelle Follower FB 1,5 mln; Instagram 353mila.

Il Movimento 5 Stelle punta in modo deciso e cadenzato con regolarità sulla sua campagna #dallapartegiusta. Nelle pagine social vengono messe in risalto le proposte (molto vaghe, dato lo strumento, e tutte a debito) più che la semplice celebrazione del leader (comunque molto presente) o la denigrazione dell’avversario. Vengono segnalati tutte le buone decisioni dei governi Conte, quasi presentato come una novella Cassandra, e la pagina sembra parlare ai propri utenti con l’intento di (ri)convincerli attraverso le bandiere identitarie (no a inceneritori e nucleare, RdC…) più che porsi in competizione con il PD.

Conclusioni

Si confermano, alla fine, le indicazioni apparse all’inizio di questa campagna: molto attiva la Lega che punta su un continuo flusso di messaggi (con il risultato però di diluire le interazioni); su questo modello si muovono ora anche il M5s e il PD, che coordina una modalità moderna a contenuti da guerra fredda. FdI mantiene invece un inedito stile “di governo” che ha scelto dall’inizio della campagna: relativamente pochi post, argomenti identitari e non frequenti riferimenti a questioni contingenti, potenzialmente divisive.

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