Un po’ gemelle, un po’ diverse: Caldiero e Castellanzese sono due società nel panorama calcistico italiano che si assomigliano. Sono espressione della provincia del nord in cui passione e impresa si tendono la mano. Hanno in comune un percorso virtuoso, che ha permesso ad entrambe, con dinamiche e tempistiche analoghe, di risalire le categorie nelle rispettive aree geografiche – Veneto e Lombardia– fino a raggiungere la serie D. Un torneo che da sempre si pone a metà del guado tra il professionismo e il dilettantismo ma che oggi, forse ancor di più delle leghe maggiori, vive un momento d’incertezza sul proprio futuro.

Se n’è parlato nell’ultima puntata di “Succede alle 31” con ospiti i due protagonisti delle due piccole-grandi storie sportive in questione. Filippo Berti e Alberto Affetti sono due patron tanto appassionati quanto dotati di spirito manageriale. Imprenditore nel comparto delle macchine agricole il primo, dal 2004 è presidente della società del comune veronese in cui si trovano le antiche terme di Giunone. Con la sua presenza al timone, passo dopo passo è arrivata la risalita fino alla conquista della promozione al massimo livello del calcio dilettantistico giusto un anno fa. Una storia non dissimile a quella di Affetti, industriale nel settore delle pompe, che nel 2003 ha rilevato il sodalizio di Castellanza, comune in provincia di Varese, portandolo dalla Seconda Categoria fino addirittura la D nel maggio scorso.

Filippo Berti

Il coronavirus ha bloccato la stagione del debutto che sia nel varesotto che nell’est veronese stava regalando soddisfazioni. Congelati i campionati a febbraio, con promozioni e retrocessioni decretati a tavolino nel girone “B” della Castellanzese e nel “C” per il Caldiero, oggi gli occhi sono puntati verso la ripresa di una categoria che presenta tanti enigmi da risolvere. «Prima occorre salvare l’economia nazionale e di riflesso ne gioverebbe anche il calcio di base» è il passo che le istituzioni dovranno fare secondo Affetti, con Berti a fargli indirettamente eco: «In questo momento drammatico l’attenzione è andata innanzitutto verso l’azienda. Il primo obiettivo è stato garantire continuità operativa ai collaboratori. Il calcio oggi arriva dopo, per quanto sia sempre nei pensieri e l’intenzione sia di ripartire con l’attività appena possibile». Anche perché ancor di più nei piccoli centri il pallone ha un ruolo sociale. «Una società sportiva come la nostra rappresenta un valore sociale di aggregazione, siamo una componente importante per la comunità. Tornare ad allenarsi, a giocare, garantirebbe uno slancio emotivo a tutto il contesto ma occorre procedere in maniera responsabile. Il nostro impegno sul territorio è sempre stato notevole. Facciamo sforzi economici non indifferenti ma nel contempo dobbiamo salvaguardare il benessere degli atleti ».

Mentre si pensa alla prossima stagione sul piano tecnico si valutano costi e ricavi. Caldiero e Castellanzese hanno sfaccettature diverse ma non troppo. «Quando si parla di bilanci – dice Affetti – è fondamentale guardare il conto economico. È corretto in questo momento  cercare di ridurre i costi di atleti e staff ma la domanda è su come far arrivare i contributi da parte di chi può alimentare la voce ricavi. Una stagione costa 350mila euro e oggi abbiamo la preoccupazione di non riuscire più ad ottenere contributi da sponsorizzazioni perché la crisi economica sta riducendo i budget delle attività che fino a ieri ci sostenevano. Una soluzione potrebbe essere quella di  modificare la gestione del credito d’imposta. Invoglierebbe le aziende a dare ossigeno allo sport. Un’altra idea potrebbe essere la riduzione delle compagini per girone e limitarli territorialmente per evitare le lunghe trasferte. Quest’anno siamo dovuti andare a Trento e a Bolzano, con il costo del pernottamento reso necessario dalla distanza». «Ridurre la quota d’iscrizione al campionato potrebbe essere un buon inizio» è il pensiero del presidente del Caldiero. «Per piccole realtà locali come negozi o ristoranti non è affatto semplice oggi decidere se sponsorizzare una società dopo quasi tre mesi di fermo della loro attività. Da parte nostra stiamo già pensando di come strutturare la squadra per la prossima stagione. L’ottanta per cento del budget annuale è coperto dalla nostra azienda. Ad oggi non abbiamo ancora intrapreso il dialogo con gli sponsor, anche per una questione di rispetto verso di loro per quanto è avvenuto in questi ultimi mesi. Qualche taglio potrà essere necessario farlo».

Alberto Affetti

Il momento di confusione del mondo del calcio non certo imputabile alle due società, virtuose e positive sul campo e fuori, non cancella le soddisfazioni di questi anni. Per Berti «Il 2019 è stato un anno davvero felice. È iniziato con la vittoria della Coppa Italia di Eccellenza Veneta su un terreno prestigioso come quello di Mestre ci ha anche permesso di essere promossi. Nel salto di categoria abbiamo dovuto fare anche un salto di qualità importante sul piano organizzativo. Peraltro a Verona abbiamo esempi illustri a cui ispirarci. L’Hellas, il Chievo ma soprattutto la Virtus con Gigi Fresco che per me è un grande modello da seguire. Ha compiuto un miracolo portando la sua squadra in C e, devo ammetterlo, a mio modo provo a scopiazzarlo». Anche a Castellanza non si dimenticano le gioie recenti. «Come vicini di casa abbiamo due sodalizi gloriosi come Pro Patria e Legnano: vincere a casa della squadra lillà è stato entusiasmante, così come battere la Pro Sesto, la vincitrice del campionato. Sono queste le soddisfazioni che ci danno la carica per ripartire. Noi ci crediamo e coltiviamo sempre passione e speranze».

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